
Il rendering il progetto degli architetti Boeri, Barreca e La Varra
Milano, 30 giugno 2017 - Sarà il più grande giardino terapeutico del mondo. Tra cinque anni, nel cuore del nuovo Policlinico: un polmone verde grande quanto un campo di calcio a 11 a diciotto metri d’altezza, cioè «nel cielo di Milano», dice Stefano Boeri che l’ha progettato coi suoi soci La Varra e Barreca, insieme all’edificio che concentrerà le attivita core della Ca’ Granda. Il modello è la High Line di New York, ma il «Giardino Alto» «è una novità nel panorama internazionale delle strutture sanitarie», chiarisce l’archistar. Seimila metri quadrati (che ne nascondono cinquemila di macchinari) sul tetto della «piastra» che congiungerà i due blocchi delle degenze, piantumanti con essenze e alberi anche officinali, con percorsi terapeutici per i pazienti, spazi protetti per il gioco dei bambini, per l’orto degli oncologici, per meditazione, yoga, fitness degli anziani e delle donne in gravidanza, per il relax dei familiari e dei dipendenti che avranno, più in basso, anche una mensa con giardino.
Il giardino pensile sarà accessibile con un ascensore senza passare dall’ospedale, e potrà essere aperto per mostre e concerti organizzati col Conservatorio che come il Museo del bambino, la Sormani, la Statale, l’Umanitaria ha già imbastito collaborazioni con Marco Giachetti, presidente della Ca’ Granda. Che vede nel nuovo ospedale, attraversato in pancia da una galleria pedonale con negozi, una riedizionedell’operazione del duca di Milano che a fine ’500 ingaggiò «l’archistar Filarete» per progettare, di là da via Francesco Sforza, il primo Policlinico «che diventò un’agorà della città, la Ca’ Granda dei milanesi». In quell’edificio, che oggi ospita la Statale ma anche l’archivio e la quadreria della Ca’ Granda, nascerà un «Museo della città di Milano», mentre la struttura a padiglioni in cui l’ospedale si trasferì nel ’900 - moderna allora, oggi obsoleta - sarà sostituita con una all’avanguardia.
Di nuovo un pezzo unico, ma permeabile alla città, «una restituzione alla generosità dei milanesi» che nei secoli, con le loro donazioni, hanno alimentato il patrimonio immobiliare - 45 edifici, 1.400 appartamenti, 85 milioni di metri quadri di terreni agricoli - grazie al quale il nuovo ospedale è «il primo pubblico realizzato quasi senza fondi pubblici ma a isorisorse». Su 266 milioni di euro, 30 li ha dati la Regione, 36 il Ministero della Salute e i restanti 200 arrivano dall’operazione del fondo di social housing (311 milioni di valore totale) in cui è confluito il patrimonio. Il progetto, presentato ieri, «è pensato e costruito insieme ai medici», sottolinea la dg Simona Giroldi. Due blocchi di sette piani (più due interrati) in cui si concentreranno i 900 posti letto del Policlinico (77 di terapia intensiva, anche pediatrica e neonatale, organizzati in «single room»), uniti «come gemelli siamesi», dicono gli architetti, da una «piastra» di tre piani in cui condivideranno «gli organi fondamentali»: dal giardino sul tetto alle sale operatorie (21 di cui tre per il parto) alle grandi macchine nei sotterranei per la radiologia, l’angiografia e la diagnostica per immagini. Nel blocco Sud andrà l’intero materno-infantile, compresi i pronto soccorso pediatrico e ostetrico-ginecologico e il Soccorso violenza sessuale e domestica.
Nel blocco Nord, l’area medica con le specialità di neurologia, cardiovascolare, medicina interna, dermatologia, malattie infettive, e la chirurgia, generale e specialistiche con area trapianti. L’ultimo piano dei blocchi sarà dedicato alla libera professione, con alcune suite per i solventi. La copertura potrebbe essere colorata, e si distinguerà dai collegamenti, trasparenti, e da quella in lamiera piegata (per far entrare la luce naturale) della «piastra». Che a piano terra sarà aperta a tutti: piazza coperta, galleria pedonale con negozi dove si venderanno anche i prodotti dei terreni della Ca’ Granda, spazi per le associazioni attive in ospedale, per mostre ed incontri.
Intanto, dal cantiere di 22 mila metri quadrati liberati dalle demolizioni al centro del perimetro dei padiglioni, escono ogni giorno 30 camion da 300 quintali di terra: i lavori, riavviati dalla nuova dirigenza a marzo 2016, hanno completato le opere di consolidamento, sono arrivati a metà della bonifica e al bypass dei sottoservizi. Il piano è gara a fine anno, prima pietra a novembre 2018, consegna nel 2021 per completare il trasferimento nel 2022. Nel frattempo «non stiamo fermi»: continuano interventi e riorganizzazioni nei padiglioni rimasti, che in gran parte manterranno funzione sanitaria.