Nuova sanità territoriale, 105 Case di comunità in Lombardia. Medici di base? In una su 3

L’aggiornamento dell’assessore Bertolaso alla commissione del Pirellone. Il Pd: su prevenzione e cure primarie smentisce Moratti e dà ragione a noi

Attilio Fontana, presidente lombardo, con l’assessore Guido Bertolaso,

Attilio Fontana, presidente lombardo, con l’assessore Guido Bertolaso,

Su 55 Case di comunità visitate tra dicembre e gennaio dall’"unità per il monitoraggio dello stato di attuazione" del Pnrr dell’assessorato regionale al Welfare, tutte avevano un Punto unico d’accesso (Pua) e la dotazione-base amministrativa prevista per le Cdc, le nuove strutture declinate, in Lombardia, dalla riforma Moratti del 2021. Quasi tutte (53 su 55) avevano anche gli Ifec, Infermieri di famiglia e comunità, ma solo in 18, una su tre di quelle esplorate dalla task force, c’era almeno un medico di famiglia col suo ambulatorio.

Un aspetto sul quale "dobbiamo lavorare", osserva Patrizia Baffi, presidente FdI della Commissione Sanità del Pirellone dove ieri l’assessore Guido Bertolaso relazionava sulla "navigazione" verso la sanità territoriale finanziata dal Recovery Fund con 460 milioni per i muri (più 207 a carico della Regione per un totale di 670) e quasi 715 milioni (più 43,5 regionali) per le tecnologie. A fine aprile erano 105 in totale le Cdc attive in Lombardia: il 56% del target del Pnrr pari a 187, anche se la Regione ne ha inserite nel finanziamento 199 e promesso di pagarne ulteriori 17 per arrivare a 216. Di Ospedali di comunità, su un target di 60 (la proposta è di 66 più 5 extra) ne erano aperti 23 (il 38%), ma col 52% di strutture attive tra Cdc e Odc l’obiettivo intermedio (40% nel 2022, 30% quest’anno e il resto nel 2024) è complessivamente rispettato.

A preoccupare le opposizioni, 5 Stelle e Pd, sono però i servizi: se l’80% delle Case è dotata di poliambulatorio (molte erano questo in origine), e il 27% offre diagnostica per immagini, terapie e riabilitazione, solo 12 hanno un punto prelievi e solo 5 vaccinano e garantiscono assistenza domiciliare. I consiglieri dem Carmela Rozza e Carlo Borghetti interpretano poi come una "picconata" alla riforma Moratti la risposta di Bertolaso, che ha detto di "non essere affatto convinto" circa il passaggio dei dipartimenti di cure primarie e prevenzione non veterinaria dalle Ats alle Asst, al momento congelato fino a settembre e che il Pd ha sempre contestato.

L’assessore ha anche illustrato il sistema di prenotazione promesso entro l’inizio del 2024, con tutte le visite e gli esami in regime di servizio sanitario nazionale accessibili da un’unica piattaforma e dal call center regionale, come fu per le vaccinazioni antiCovid: una "agenda unica" sulla quale ogni ospedale potrà prenotare a un paziente appuntamenti nelle altre strutture, qualora non abbia posto, e un "Cup unico" con gli appuntamenti anche dei privati accreditati perché è stata espletata la gara per il nuovo servizio di prenotazione, che in base a una norma del 2019, una volta in vigore, farà sì che la Regione non rimborsi le prestazioni prenotate “esternamente“.Giulia Bonezzi

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