di Simona Ballatore Chiedono aiuto psicologico gli studenti delle superiori, lo cercano ancora di più gli universitari. A fotografare gli effetti della pandemia, le preoccupazioni, ma anche la lista delle priorità per il post-Covid è una nuova ricerca che ha coinvolto entrambi. Trentamila i questionari raccolti nell’indagine “Chiedimi come sto”, presentata ieri a Milano da Cgil Lombardia e condotta da Ires Emilia Romagna con Rete degli studenti medi, Udu - Unione degli universitari, e il sindacato dei pensionati Spi Cgil. Il 70% delle risposte è arrivato dalle studentesse, il 2,7 da ragazzi e ragazze non binari; il 50% del campione è concentrato al Nord con la Lombardia rappresentata da 1.400 studenti (800 universitari e 600 delle scuole superiori); un terzo degli studenti ha visto un peggioramento della condizione socio-economica. Da queste premesse, i risultati: il 28% soffre di disturbi alimentari, in due casi su tre emersi nel corso della pandemia, non c’erano prima. Il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo, la metà dei quali innestati nella pandemia. L’abuso di alcol e droghe è stato indicato dal 12% degli studenti, dato in linea con il pre-Covid. Sotto la lente anche i valori e il rapporto con gli adulti. "I due baricentri sono famiglia (85,6%) e amici (85,8%) - spiega il ricercatore Davide Dazzi, che ha curato l’indagine con Assunta Ingenito –. La fiducia in tutto il resto crolla, dai partiti politici al governo attuale, ad eccezione della scuola, dell’università e dell’Unione europea". Anche se il risultato della scuola al 50%, vista la presenza quotidiana nelle loro vite, non è poi così roseo. È stato chiesto agli studenti anche come vedano gli adulti e come si sentano visti da loro. "Riconoscono negli adulti la responsabilità – sottolinea Dazzi – ma non la determinazione e la trasparenza. Gli adulti vengono dipinti come poco sinceri e ...
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