Violazione delle normative anti-Covid, il prefetto Renato Saccone ha chiuso ieri altri cinque negozi per cinque giorni tra Milano e hinterland. Il motivo è sempre il solito: i titolari degli esercizi commerciali non hanno rispettato le regole imposte dai decreti sul contenimento del contagio. Partiamo dal "Faraone della Frutta" di Paullo: il gestore è stato “pizzicato“ il 15 maggio scorso dai militari della Finanza di Melegnano con la mascherina abbassata sul mento, e quindi assolutamente inefficace dal punto di vista della protezione.
Una settimana prima, l’8 maggio, era toccato alla società che gestisce l’Aumai di Vanzaghello: nonostante la legge in quel periodo limitasse l’apertura al pubblico solo dei settori dedicati ai generi di prima necessità, quel giorno i finanzieri di Legnano avevano trovato operativi anche i settori pelletteria e accessori moda, valigeria, abbigliamento, giochi, merceria, casalinghi e accessori auto. A fine agosto, l’Annonaria della polizia locale ha multato il titolare del "Giardino della Frutta" di via Gluck a Milano perché a contatto con i clienti senza mascherina.
L’11 settembre, invece, è stata la volta del titolare del "Tipico calabrese" di via Petrella, che non aveva esposto alcun cartello con le informazioni alla clientela sulle misure di prevenzione. Due giorni dopo, infine, altro verbale da 400 euro al titolare del negozio "La Frutta" di viale Umbria per lo stesso motivo: nessuna informazione visibile all’ingresso.
N.P.