
Il Tribunale e la Procura lanciano un protocollo: poche segnalazioni, progetti per raggiungere le donne . Dalla Carta dei diritti al coinvolgimento delle comunità. "Aiutiamole a uscire dal limbo di violenza".
di Andrea GianniMILANOSolo 96 donne originarie del Nord Africa, nell’arco di tre anni, hanno deciso di denunciare il marito o altri familiari per reati come maltrattamenti, violenza sessuale o atti persecutori, comparendo quindi nei processi milanesi come parti offese o parti civili. Un "sommerso consistente" che spicca nel confronto con le donne italiane o di altre nazionalità che denunciano, perché nello stesso periodo della rilevazione (dal 2021 al 2023) si sono contate "2134 vittime accertate di altra nazionalità", sempre nel territorio della Città metropolitana di Milano. Dati che fanno da sfondo a un protocollo "per il sostegno alle donne vittime di violenza dei Paesi del Nord Africa" firmato dal Tribunale di Milano, presieduto da Fabio Roia, dal procuratore Marcello Viola, dall’aggiunta Letizia Mannella a capo del pool “fasce deboli“, dal Comune e da una rete di associazioni: Fondazione Asilo Mariuccia, Telefono Donna, e Progetto Aisha. "Esiste un limbo di violenza nel quale le donne sono imprigionate e verso il quale non si riesce a intervenire con efficacia – spiega Roia –. Da qui l’idea e la necessità di mettere in campo tutti i protagonisti della rete di accoglienza dell’area metropolitana di Milano per studiare azioni mirate di informazione e di supporto che cerchino di raggiungere le donne nei diversi momenti della loro quotidianità, per ribadire la necessità di parlare della loro condizione e di farsi accompagnare da esperti in presenza di situazioni di disagio determinate da violenza, soprattutto laddove siano presenti figli minorenni".
Situazioni difficili da intercettare anche per la barriera linguistica, per ragioni culturali e per la scarsa possibilità di interazione sociale di donne che in molti casi sono fuori dal mondo del lavoro. Di fronte al "consistente numero di donne che non riescono a denunciare o a parlare della situazione di violenza" è quindi necessario "intervenire in maniera differente" rispetto a quanto fatto finora, coinvolgendo anche i consolati milanesi dei Paesi del Nord Africa.
Tra le iniziative al centro del protocollo "incontri" in luoghi "dove siano presenti ragazze e donne appartenenti alle comunità dell’area del Nord Africa", la stesura di una Carta dei diritti in lingua araba, francese e italiana, per informare sui servizi sul territorio e sulle tutele. Campagne anche sui social, "la sensibilizzazione dei medici di comunità e di medicina generale", l’apertura di canali d’ascolto e di un "gruppo di lavoro specifico". Azioni che verranno monitorate, per valutarne l’efficacia caso per caso, da un tavolo permanente di confronto. Senza una segnalazione degli abusi, da parte di chi li subisce o di chi ne è a conoscenza, è impossibile far scattare quella rete di protezione anche per i minorenni. E le violenze rischiano di rimanere nascoste fra le mura di casa.