"Come tutti i gioielli lontani dal centro, non ha gli onori che meriterebbe. Ma questo non rende il “nostro“ tesoro meno prezioso". A parlare è Roberto Gariboldi, 76 anni, che per anni ha lavorato come archivista bibliotecario per i frati Cappuccini di viale Piave e in parallelo è stato (ed è tuttora) archivista della Certosa di Garegnano, il quartiere in cui risiede, attivo nel diffonderne la storia e la bellezza insieme al gruppo “Amici della Certosa“ e tra gli esperti di Musocco per l’associazione Antichi borghi milanesi, promossa da Roberto Schena, in prima linea per le celebrazioni dell’anniversario centenario dell’annessione di 11 ex Comuni a Milano, tra cui Musocco. "Un lavoro importantissimo, quello della promozione degli antichi borghi".
Per quale motivo?
"Perché i tesori che si trovano lontani dal centro sono poco conosciuti. Non solo difficilmente diventano meta di turisti ma sono spesso ignorati dai milanesi di altri quartieri. Eppure i vecchi Comuni avevano il loro Municipio, le loro chiese, le loro ville, e molti di quei monumenti sono sopravvissuti (come a Musocco). Importante, quindi, è rivalutarli culturalmente e sotto l’aspetto storico-artistico. Nel nostro piccolo, noi “Amici della Certosa“ illustriamo ai visitatori le bellezze di questa chiesa ultracentenaria".
Qual è la parte più preziosa?
"Sicuramente l’interno, decorato magistralmente con tre cicli di affreschi. In corrispondenza della navata ci sono quelli di Daniele Crespi, ultimati nel 1629, sulla storia dell’Ordine certosino. L’abside è stato dipinto da Simone Peterzano, maestro di Caravaggio (ha concluso l’opera nel 1582) con episodi della vita di Gesù. Poi abbiamo la Cappella del Rosario, con gli affreschi di Biagio Bellotti, realizzati tra il 1750 e il 1755). La bellezza toglie il fiato".
Spesso la Certosa viene indicata come “la cappella Sistina“ di Milano. Concorda con questa definizione?
"Lo trovo improprio, perché sono un centinaio le chiese totalmente affrescate. Questa è la Certosa di Garegnano e ha le sue caratteristiche che la distinguono dagli altri monumenti".
Garegnano ha mantenuto la sua anima da antico borgo?
"Sì. Il cimitero a poca distanza può sembrare incombente. Ma mantiene le sue radici e ha la sua identità, nel quadrilatero incastrato tra viale Certosa, la ferrovia, il cimitero e l’autostrada".