
Il trenino, il castello per bambini e la giostra a premi sono fermi in magazzino, nonostante i quasi quattromila euro spesi per mettere a norma anti-Covid le attrazioni. Vincenzo La Scala, giostraio di 63 anni e segretario generale della Felsa–Cisl Spettacoli Viaggianti, si è lasciato alle spalle un anno nero e guarda a un futuro ancora nella totale incertezza. "Chiediamo di poter riaprire al più presto in sicurezza – spiega – perché siamo tutti alla canna del gas. Il nostro lavoro è quello di portare allegria, serenità, fantasia: oggi tutto questo non esiste più, c’è solo grigiore e tristezza". Oggi i lavoratori dei luna park si riuniranno in piazza Duomo, dalle 9 alle 13, nell’ambito della manifestazione nazionale per chiedere al Governo risposte per un settore in ginocchio. In Italia il settore conta circa 7.500 imprese, fra piccole, medie e grandi, dà lavoro a 40mila addetti ed è praticamente fermo dal febbraio 2020.
"Nel 2020 abbiamo fatto solo due luna park, a Parma e a Lucca – racconta La Scala – poi tutto si è fermato di nuovo. Due dei miei figli lavorano con me, in famiglia siamo una decina di persone a campare con questo lavoro e siamo rimasti praticamente senza redditi. Per resistere abbiamo dato fondo a tutti i risparmi". Il giostraio stima in circa 30mila euro la perdita di utile dall’inizio della pandemia. E il capitolo ristori è un altro punto dolente. "Finora abbiamo ricevuto 8-9mila euro – spiega – ma sono già stati spesi tutti in bollette e tasse, che non sono state congelate. Dovrebbero arrivare altri 3.800 euro, ma con il Governo Draghi non si è visto quel cambio di passo che ci aspettavamo".
Andrea Gianni