Noi, capitreno picchiati e dimenticati

Gabriele

Moroni

Io, ex capotreno di Trenord, fortunatamente oggi in pensione, sono arrabbiato con la mia ex azienda, con i sindacati, con la nazione Italia in generale, perché in tutti questi anni non è cambiato. Non è cambiato niente dalla vile aggressione che ho subito nel 2008, quando in tre mi hanno aggredito alle spalle e picchiato. Adesso a essere aggredito è stato un capotreno a Belgioioso. Non si è fatto niente. All’epoca si doveva intervenire subito, ma siamo in Italia. E si continua a parlare, a parlare, sindacalisti, dirigenti, politici... e ancora oggi si ripete l’esortazione di “intervenire”. Vorrei dire a tutti: "Venire a fare il nostro lavoro, in treno, magari di sera o di notte". E a proposito di notte. Ho incubi ricorrenti. Nonostante l’intervento di uno psicologo e di uno psichiatra, ho smesso di uscire la sera da solo. E questo perché ho paura. La mia vita sociale è andata in frantumi.

E chi devo ringraziare? Dimenticavo. I medici incaricati di verificare le mie condizioni hanno detto che non ho subito traumi. E dopo tanto tempo io sto ancora lottando per avere un riconoscimento, minimo, anche solo di facciata.

Loris Perin

Rovello Porro (Como)

Il tempo trascorso non ha stemperato (e non poteva essere diversamente) l’amarezza e la rabbia del capotreno brutalmente picchiato da tre nordafricani, sotto gli occhi indifferenti di una trentina di passeggeri, alla stazione di Venegono Superiore. È stato, se ci si pensa, il primo stadio dell’indifferenza, il primo anello saltato in quella che avrebbe dovuto essere la catena della solidarietà. Solidarietà è quella che chiede oggi il nostro capotreno, che a distanza di tanti anni si ritrova immerso nella stessa indifferenza. Oggi come quella sera di novembre del 2008.

mail: gabrielemoroni51@gmail.com

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