"No comment", pochi fronzoli tanta sostanza: ecco il nuovo disco di Nitro

Il rapper di casa Machete: "Nell’epoca dei social vorrei riportare la musica al centro per ridurre al minimo la cornice che oggi sembra valere più del quadro"

Nitro

Nitro

Milano, 12 gennaio 2018 - Seppure, con titolo e filosofia del nuovo album, si trinceri dietro ad un serrato “No Comment”, Nitro si dimostra alquanto loquace nel raccontare la genesi del suo terzo progetto solista. Tredici tracce fitte di contenuti, metrica ineccepibile, un alto tasso di consapevolezza (di sé e del mondo) che sfocia in riflessioni pungenti, a tratti deliranti, ma perfettamente adagiate su un letto sonoro di spine. Nel disco, che esce oggi (12 gennaio) per Sony Music, il rapper di casa Machete trascina i colleghi Salmo, Madman, Dani Faiv e Lazza sul fronte collaborazioni mentre per le produzioni si affida a Low Kidd, Slait, Denny The Cool, Zef, Salmo e dall’enfant prodige Tha Supreme; la direzione artistica è opera di 333 Mob, quella creativa di Hell Raton. Da oggi ha inizio un denso instore tour che porterà Nitro a incontrare i fan di Milano il 19 gennaio al Mondadori Megastore di piazza Duomo (alle 17). Ma le tappe lombarde proseguono con l’appuntamento al Mondadori Bookstore di Saronno (Varese) il 20 gennaio (alle 15), con quello di Como, sempre il 20 gennaio (alle 18), presso la F.lli Frigerio Dischi, a Varese il 23 gennaio alla Varese Dischi (alle 15) e alla Feltrinelli di Monza (alle 18).

Come mai il titolo “No Comment”?

«Nell’epoca dei social e dell’overthinking vorrei riportare la musica al centro per ridurre al minimo la cornice che oggi sembra valere più del quadro e ristabilire un contatto più onesto e autentico con le persone».

È il disco della maturità?

«Si tratta di un’evoluzione naturale. Diciamo che sono uscito dalla visione dell’io e ho guardato più al mondo».

L’album è senza booklet. Come mai?

«Perché scrivo strofe troppo lunghe… In realtà credo che, nel 2018, non sia indispensabile riportare tutti i testi in un opuscolo. Oggi è pieno di siti che si occupano di questo e che addirittura, per ogni verso delle canzoni, inseriscono una serie di annotazioni. Non dico che sia obsoleto ma non è un elemento essenziale anche perché, nonostante la velocità delle mie parole, mi impegno molto sul fronte della dizione per rendere i testi il più chiaro possibile».

I featuring del disco sono importanti ma ci sono altri artisti con cui vorresti lavorare?

«Oltre a tutti quelli della mia cricca mi piacerebbe fare qualcosa con Noyz Narcos e tornare a collaborare con Guè Pequeno; fra i nuovi direi con Tedua».

In “Horror Vacui” dici che “… l’essere umano è programmato per deludere…”. Da dove nasce tale convinzione?

«Dal fatto che siamo tutti esseri umani e, come tali, siamo inclini a sbagliare. Si tratta di una semplice presa di coscienza anche se, tante cose che scrivo nei dischi, non sempre le penso realmente ma le dico quasi per convincermi; un flusso di pensieri, molte volte paranoie, proprio come accade in “V!olence” dove dico che sono già “finito finito finito…”: non è altro che modo per esorcizzare».

Tra l’altro, in “V!olence”, ripeti la frase “uccidili tutti…”...

«Si tratta del testo più controverso. Se analizzato come un brano narrativo non è nemmeno facile comprenderlo tutto. In realtà “uccidili tutti” sono solo due parole che partono dalla convinzione insita al rap intesa come “annientali tutti” e sfociano in qualcosa di diverso nella consapevolezza che, in un mondo governato da violenza, confusione e ignoranza, inevitabilmente si crea conflitto».

Qual è lo stato di salute del rap?

«Ottimo. Stiamo sbaragliando il pop italiano».

E i fan?

«Oggi sono esigenti ma pretendono le cose sbagliate: foto o risposte sui social invece che suoni e testi di qualità».

Il disco è pensato per live che prevedano anche dei musicisti?

«I beat dei brani suonano già da soli ma farò di tutto per avere un supporto strumentale ai concerti. Ho sempre particolarmente apprezzato il fatto che, le band, riescano ad improvvisare molto sul palco ed essendo un freestyler, per definizionie, amo i live in stile jam session, capaci di arrivare a un livello di intrattenimento molto alto».

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