Salmo, pochi lustrini e tanta musica: intervista al rapper dei grandi numeri

Dopo più di 50 date in Italia e un tour europeo, Salmo torna a esibirsi dal vivo stasera e domani al LattePiùLive di Brescia, mentre il 10 giugno scenederà nell’arena del Red Bull Culture Clash di Milano con il team Hellmuzik

Salmo (foto di Elena Di Vincenzo)

Salmo (foto di Elena Di Vincenzo)

Brescia, 6 maggio 2017 - Lo sguardo di chi ne ha viste tante, la voce graffiante di una puntina sul vinile, rime tanto feroci quanto argute e quell’atteggiamento disincantato nei confronti di tutti, lo hanno reso una star. Un processo inconsapevole per un antidivo come Salmo. Pochi lustrini e tanta musica. E i numeri sono da record: Hellvisback è stato l’album rap più venduto nel 2016, due dischi di platino, oltre 40 milioni di visualizzazioni su Youtube e una collezione di concerti sold out in tutto il continente. La vocazione hardcore del rapper sardo lo ha portato lontano e oggi - che piaccia o no - il suo suono “arriva a tutti come uno spam”, esattamente come profetizzò in una rima datata ormai 2012 seppur, cestinare anche uno solo dei suoi brani, risulta davvero improbabile. Autentico performer, il suo habitat è il palcoscenico tanto che, l’artista classe 1984, torna ad esibirsi dal vivo stasera (sabato 6 maggio) e domani (domenica 7 maggio) al LattePiùLive di Brescia, mentre il 10 giugno scenederà nell’arena del Red Bull Culture Clash di Milano con il team Hellmuzik.

Hellvisback, 50 tappe in Italia, il tour europeo e ora di nuovo sul palco con la doppia data a Brescia. Chi si ferma è perduto?

“Assolutamente sì. Oggi la frenesia che ruota attorno al consumo della musica ti spinge a dover produrre in continuazione. Sembra quasi che la gente abbia sempre bisogno di cose nuove. Ancora e ancora…”.

Un tour in Europa l’aveva già fatto in tempi non sospetti. Cos’è cambiato questa volta?

“Di sicuro l’organizzazione che, all’epoca, era molto più punk. Insieme alla mia band ci capitava persino di dormire sullo stesso palco in cui avevamo suonato. In quegli anni poi cantavo in inglese oggi, invece, ho la fortuna di potermi esibire in italiano, anche davanti a un pubblico inglese, spagnolo o francese”.

Durante il live al Fabrique di Milano aveva invitato i fan a “fare quadra” della serie “guardate agli amici vicino a voi per andare lontano”. Pensa che, ancora oggi, sia questo uno dei segreti del suo successo?

“Certo. Sono convinto che, esattamente come quando si realizza un film, anche nella musica ci debba essere una buona idea di base ma la squadra resta un elemento fondamentale. Per questo invito anche i fan a stare con la propria squadra, senza affidare il proprio talento a degli sconosciuti. Prendiamo i talent, credo che tra un paio d’anni scompariranno. L’ho sempre sostenuto e ora stanno già andando alla deriva”.

A proposito di film, ogni suo video è una piccola opera d’autore poi c’è stato il cortometraggio Nuraghes S’Arena. Mai pensato al cinema?

“Ci penso ogni giorno, da quando ho cominciato a fare video anche se, dire di fare l’attore, è una parola grossa. In Italia, l’unica formula cinematografica che funziona è quella alla Checco Zalone e, a meno che tu non sia lui, farcela è un po’ difficile. Diciamo che, nel frattempo, ho cercato di mettere un po’ di cinema nella mia musica”.

Testi e sonorità anticonformisti, niente comparsate tv o vita sotto i riflettori. Avrebbe mai pensato di raggiunger i numeri mainsteam di oggi e, più in generale, di rivoluzionare il mondo del rap italiano?

“Per niente. Forse è proprio per questo che ci sono arrivato. Il mio modo di fare non è mai super positivo. Anzi. Questo aspetto del mio carattere mi consente di non avere aspettative. Del tipo: se va male evito di rimanerci male”.

Ma si stancherà mai di “questo stupido gioco del rap”?

“Sono già un po’ stanco. Una delle cose che non sopporto è la frenesia che ruota attorno a tutto questo. Ormai i dischi durano tre mesi poi, se non ne fai subito un altro, la gente ti abbandona perché non ne ha mai abbastanza. Eppure gli artisti hanno bisogno di tempo. Io ho bisogno di tempo”.