
Denunciò, due anni fa assieme alla moglie, gli abusi sessuali commessi sulla loro figlia di 10 anni dal nonno, ma finì indagato per favoreggiamento, prima condannato a 2 anni e 8 mesi per false informazioni ai magistrati e poi però assolto lo scorso novembre con formula piena. Ora il legale di quel padre e della moglie lamenta che da quasi due anni, ossia dal giugno 2021, la piccola, tolta ai genitori e collocata in "struttura extrafamiliare", non è potuta ancora rientrare a casa dalla sua famiglia.
Quanto accaduto "a padre e figlia", scrive l’avvocato Domenico Morace, "rappresenta un grossolano errore giudiziario subito dal primo oltre ad essere un caso di vittimizzazione secondaria per la bambina". L’atto del legale è indirizzato alla Corte d’appello ed è un reclamo contro un decreto di fine marzo del Tribunale per i minorenni, che non ha accolto la richiesta dei genitori di "disporre l’immediato rientro presso i genitori della minore". Un rientro che, per il legale, può "alleviare la sofferenza" della bimba e rendere "più agevole la rielaborazione del dramma subito".
Per la Procura, l’uomo avrebbe esercitato "pressioni" sulla figlia affinché nelle audizioni ridimensionasse i fatti di cui era stata vittima da parte del nonno (condannato a 14 anni). Tesi d’accusa spazzata via in appello. "Non vi è alcun motivo che costringa la bimba lontana da casa e dagli affetti più cari", ha chiarito il legale. "Il padre - ha aggiunto - seppur devastato nei sentimenti, pressato da alcuni familiari (tra cui la madre), minacciato, non si è tirato indietro, non ha avuto esitazione nel proteggere la minore e denunciare i fatti, tutti i fatti, all’autorità giudiziaria con la denuncia del 24 maggio 2021".