
L’articolo del primo giugno 1999 che dava conto dell’arresto di Vitrani
Milano – Il suo nome comparve per la prima volta nelle pagine di cronaca il primo giugno 1999, quando di anni ne aveva 26: arrestato con l’accusa di essere il basista di una banda specializzata in assalti a portavalori, nel doppio ruolo di complice della gang e di guardia giurata della società di vigilanza finita nel mirino del commando armato di kalashnikov.
All’epoca, gli investigatori scoprirono che alcuni componenti del gruppo di fuoco, bloccati prima di entrare in azione, si erano preparati con la videocassetta di ‘Heat’, la pellicola-cult con Al Pacino e Robert De Niro. Un quarto di secolo dopo, riecco F.V., ormai cinquantenne, nipote per sua stessa ammissione di Vincenzo Antonino, super bandito della mala anni Settanta con più di cento colpi a segno, due evasioni e un legame diretto con i luogotenenti di Renato Vallanzasca nel pesante curriculum criminale.
Primo pomeriggio di giovedì, siamo davanti all’Arena Civica. I segugi in borghese dell’Antispaccio della Squadra mobile perlustrano la zona a piedi e in moto, muovendosi tra corso Sempione e via Canonica. Alle 14.55 arriva un alert da via Moscati: c’è un ragazzo che passeggia nervosamente, sta aspettando qualcuno. Dopo qualche minuto, si ferma una Yaris: al volante c’è F.V., che esce dall’auto e consegna qualcosa al giovane in attesa. I due si salutano rapidamente, poi vanno in direzioni diverse: il cinquantenne torna in macchina, dove ad attenderlo c’è un’altra persona; l’altro sale su uno scooter e si allontana.
Gli agenti coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Michele Scarola non perdono mai di vista la Yaris grigia, convinti che poco prima F.V. abbia venduto droga. Dopo aver fatto scendere il passeggero in via Piero della Francesca, il cinquantenne riparte, per fermarsi in doppia fila davanti a un’agenzia viaggi di Porta Nuova: i poliziotti assistono allo scambio con il titolare e intervengono. Scatta la perquisizione: nella tasca posteriore dei pantaloni, F.V. tiene un sacchetto di cellophane con quasi 12 grammi di cocaina; dal giubbotto spuntano 1.035 euro.
I controlli proseguono nell’abitazione che l’uomo condivide con la compagna, risultata estranea ai fatti: la droga (30 grammi di cocaina e 21,5 di marijuana) è in un finto flacone spray in metallo, mentre i contanti (3.850 euro e 4.067 dollari americani) sono stipati nel doppiofondo del portaombrelli all’ingresso e nella cassaforte a muro della camera da letto; sul piano cucina sono sistemati due bilancini di precisione, rotoli per imbustare le dosi e una macchina per il sottovuoto.
Finita? No, perché gli agenti scovano due chiavi che aprono altrettanti box in via Cesariano e in via Bertini. Sono i depositi di F.V.: dentro ci trovano più di un chilo di cocaina, 6,8 di hashish e 4 di marijuana. Alle 19.20, il cinquantenne viene arrestato dalla Mobile, d’intesa col pm di turno Leonardo Lesti, e portato a San Vittore, in vista dell’udienza di convalida davanti al gip.