A Niguarda c'è una piscina che abbatte ogni barriera: come funziona la sport terapia in acqua

L’impianto nell’Unità Spinale dell’ospedale Ca Granda apre le porte a bimbi con disabilità e a pazienti dimessi. E spuntano anche discipline come il wheelchair volley e il para-thai boxe

Scatto di gruppo per alcuni dei frequentatori della piscina nell'Unità Spinale a Niguarda (Canella)

Scatto di gruppo per alcuni dei frequentatori della piscina nell'Unità Spinale a Niguarda (Canella)

Milano, 16 marzo 2024 – L’acqua protegge e rinforza i muscoli di Leo, che a 7 anni è già entrato in ospedale più di 40 volte per le sue ossa di “cristallo”. L’acqua culla e rilassa Anna, in vasca con il suo papà Paolo, che ha seguito un corso per essere autonomo e portarla in piscina e al mare. Come Elena, la mamma di Jacopo, che aveva il terrore dell’acqua e che ha imparato a superare ogni paura.

Ospedale Niguarda, Unità Spinale, terzo piano: qui ha preso forma un progetto unico nel suo genere in Italia. "Ma che vorremmo tanto replicare e che venisse esportato, per assicurare a più persone questa possibilità", spiega Bruno Frangi, che dedica la sua vita allo sport-terapia in acqua.

A Cernobbio ha realizzato la prima palestra subacquea per persone con disabilità, per tanti è “Capitan Brus”, come il protagonista delle sue avventure letterarie, perché "una ne pensa e cento ne fa".

Come funziona l’impianto

Lo sanno bene al Niguarda, dove le sue idee hanno trovato terreno fertile. "La piscina per la riabilitazione dei nostri pazienti ricoverati, costruita nel 2002, si è aperta anche alla città grazie alla società AuSportiva – spiega Adriana Cassinis, fisiatra dell’Unità Spinale di Niguarda e referente del progetto –. Qui ogni giorno seguiamo pazienti che hanno lesioni al midollo spinale, sia di natura traumatica, sia di natura non traumatica. L’obiettivo è permettere loro di raggiungere il migliore recupero possibile. Ma abbiamo pensato anche a chi, dopo le dimissioni, non ha modo di proseguire con la riabilitazione. Con i fondi del Pnrr è in cantiere anche un’altra piscina".

Si punta sullo sport-terapia, nel pomeriggio in settimana e il sabato e la domenica. In un anno – oltre ai pazienti ricoverati a Niguarda, in Unità Spinale – sono state seguite 150 persone con disabilità e tra loro tantissimi bimbi, come Riccardo, Gaya, Christian, Valerio, Gamilla, Sebastian e Martina.

La “forma” dell’acqua

“L’acqua abbatte ogni barriera e costrizione, fisica e mentale, e fa sentire leggeri, liberi, aiutando a prendere coscienza anche del proprio corpo", sottolineano Bruno Frangi e Adriana Cassinis accanto a Leo, che da quando è nato fa i conti con una patologia rara, l’osteogenesi imperfetta, ma non si ferma mai: "E quanto mi piace stare sott’acqua", confessa, mentre immagina le sue prime gare di nuoto. "Ormai è pronto, Leo è molto competitivo", sorridono mamma Irene e papà Gabriele.

In vasca con i bimbi ci sono i tecnici sportivi (tutti laureati in Scienze motorie Preventive Adattate) ma anche i genitori. "Abbiamo voluto creare corsi per caregiver – sottolinea Capitan Brus – per dieci mesi sono venuti tutte le domeniche per imparare ad accompagnare i propri figli autonomamente in acqua, anche senza istruttori". Attorno alla vasca laureati della Cattolica e della Statale di Milano: dopo 500 ore di tirocinio, tanti sono rimasti a lavorare per l’AuSportiva o per l’ospedale attraverso i vari protocolli.

Attività da “polisportiva”

Tra i piccoli c’è chi esce dalla piscina ed entra in palestra: è stato appena aperto anche un corso di danza-terapia. "Qui non ci si ferma mai – conferma Francesco Mondini, presidente di AuSportiva Niguarda e atleta paralimpico –: ci occupiamo di percorsi di avviamento allo sport con personale qualificato, collaboriamo da sempre con l’Unità Spinale per inserire lo sport-terapia in modo più strutturale nel percorso riabilitativo. E, primi in Italia, abbiamo siglato un protocollo con il Comitato Italiano Paralimpico".

Fitness (anche da remoto), scherma (AuSportiva conta 20 atleti tesserati ed è attualmente terza in Italia), baskin, tiro con l’arco, tennis da tavolo, nuoto. "Abbiamo inventato il wheelchair volley e pratichiamo vela, subacquea, para-thai-boxe senza contatto, che aiuta a controllare meglio il tronco e la coordinazione oculo-manuale. Un nostro campione ha importato il frisbee ed è appena nato il volo con l’aliante, che abbiamo brevettato con doppi comandi – conclude Mondini –. Lo sport aiuta a trovare stimoli, a reagire psicologicamente e fisicamente, a confrontarsi con altre persone e a mantenersi emotivamente attivi".

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