REDAZIONE MILANO

“Nessuno si salva da solo” ha fatto centro

In 170 hanno donato il 5% della pensione, raccolti 137mila euro che hanno dato ossigeno a piccole realtà in crisi per la pandemia

Ristori non ne hanno ricevuti almeno fino ad ora, ma dove non è arrivato lo Stato sono arrivati i cittadini con un’iniziativa di solidarietà partita dal basso. "Nessuno si salva da solo" è il progetto nato da una frase pronunciata da Papa Francesco che ha permesso di raccogliere oltre 137mila euro da 170 donatori alcuni dei quali destinano il 5% della propria pensione per chi non avrebbe mai chiesto una mano, se non fosse arrivata la pandemia.

"Abbiamo ricevuto 3mila euro - dice Goffredo Bordese, psicologo e presidente della cooperativa Etika, che gestisce la locanda etica I fiulot -, un aiuto che vale tantissimo perché neppure abbiamo dovuto chiederlo. Daniela Bonanni, che è tra le promotrici dell’iniziativa ci ha proposti, abbiamo avuto un colloquio con un’operatrice della Caritas che si occupa dei fondi e un mese dopo è arrivato il bonifico. In una città chiusa come la nostra, è stata una dimostrazione d’affetto enorme". Se non fosse stato per Nessuno si salva da solo la cooperativa non avrebbe mai bussato a qualche porta. "Non sono abituato a chiedere - aggiunge Bordese -. La nostra cooperativa offre lavoro a chi ha una storia difficile e lo fa nel settore della ristorazione dove utilizza prodotti a filiera corta. Quei soldi sono stati preziosi e li abbiamo ricevuti senza ricatti emotivi". Dai primi aiuti messi a disposizione dal governo, la locanda è stata tagliata fuori perché aperta da poco. Dei successivi indennizzi, non ha potuto beneficiare perché, come cooperativa che si occupa di persone svantaggiate, aveva ricevuto un assegno da Ats, destinato per metà ai ragazzi.

"Pur avendo avuto un calo del fatturato dell’85% - sottolinea il presidente volontario della cooperativa che ha un socio lavoratore, autentica colonna e 5 dipendenti - non abbiamo avuto un euro. Adesso forse riceveremo 2.950 euro per la merce Dop o Docg corta che avevamo acquistato". Nel frattempo, però, bisogna pagare bollette e forniture. "Tra chiusure e riaperture - ammette Bordese - abbiamo 1.500 euro di birra scaduta e i dipendenti in cassa integrazione a cifre ridicole. Il nostro pizzaiolo percepisce 180 euro e la caposala 495. Se fossimo dei manager dovremmo chiudere, perché tenere aperto con 18 posti non ci permette di incassare. L’altro giorno abbiamo avuto 6 coperti, incasso 110 euro, spesa di 150. Ma attorno a noi c’è molto affetto con il quale non paghiamo la luce, però andiamo avanti".

Manuela Marziani