SIMONA BALLATORE
Cronaca

Nel nome di Eugenio Parizzi: "Dal Pendolino alla ricerca: ora papà dà energia ai giovani"

Il ricordo della figlia, la laurea ad honorem a 85 anni e il lascito per il futuro dell’ingegneria. Oltre un milione di euro in borse di studio. E c’è chi grazie al suo aiuto è tornato al Politecnico.

Nel nome di Eugenio Parizzi: "Dal Pendolino alla ricerca: ora papà dà energia ai giovani"

Nel nome di Eugenio Parizzi: "Dal Pendolino alla ricerca: ora papà dà energia ai giovani"

"Le persone nella loro volontà di migliorarsi. Gli affetti familiari nella loro capacità di creare una catena di forze positive. L’orgoglio di essere italiano anche nei momenti più difficili. L’impresa quale espressione della solidarietà umana e punto di scambio intellettuale con l’università". Così Eugenio Parizzi riassumeva "i quattro pilastri della sua vita" il giorno della sua laurea ad honorem al Politecnico di Milano. Era il 4 maggio del 2009, aveva 85 anni "ed era curioso come quando era bambino", ricorda la figlia Cinzia. Il papà dell’Etr 460 - il Pendolino varato nel 1994 - che ne ha curato l’anima elettrica ed elettronica e che con i suoi brevetti ha dato linfa alla linea 3 della metropolitana di Milano e a mezzi che viaggiano tuttora, è venuto a mancare nel 2012, ma continua a dare energia a giovani studenti e ricercatori con l’associazione nata nel suo nome e in quello della moglie Germana che - al fianco della Fondazione Politecnico di Milano - dal 2009 a oggi ha stanziato oltre un milione di euro.

La storia comincia nel 1924, in una famiglia contadina al di là del Po, ad Alseno, lungo la via Emilia. Eugenio era l’ultimo di cinque figli, il più curioso. Dopo le scuole e tre anni di Avviamento Agrario, la svolta a Milano, con il primo impiego all’Issi, Istituto Scientifico Industriale. "Lì ha capito l’importanza di usare la curiosità come motore di ricerca per comprendere i fenomeni nel mondo della Fisica e della tecnologia", sottolinea Cinzia Parizzi. Dopo la guerra rilevò le attività dell’istituto e cercò sempre di applicare le sue conoscenze al mondo ferroviario. Al suo fianco la moglie Germana, punto di equilibrio anche per l’azienda, che fondò nel 1955: l’Elettromeccanica Parizzi Spa. Eugenio ha sempre riconosciuto alla donna un ruolo importante anche sul lavoro, in anni in cui le ingegnere erano ancora un miraggio. "Quando la società ha raggiunto un livello tale da poter approcciare problemi complessi è stato inevitabile rivolgersi all’università e all’eccellenza del Politecnico – ricorda ancora la figlia –. Iniziò così a collaborare con professori che gli hanno messo a disposizione capacità di calcolo e competenze. Da lì è nata questa volontà di restituire all’università parte di ciò che aveva ricevuto per la crescita professionale ed economica dell’azienda". Non con una sua fondazione però: "Ha voluto fare un passo indietro per destinare tutte le risorse a chi ne avrebbe usufruito". Ai giovani ingegneri del Politecnico e ai laureati in Scienze agrarie della Cattolica di Piacenza, per non scordare le sue radici.

Borse di studio per studenti e studentesse meritevoli, borse di dottorato per continuare a sviluppare tecnologie, per mezzi di trasporto e non solo. Parizzi guardava già anche alle applicazioni per far fronte a emergenze o in campo medico. "La laurea ad honorem al Politecnico è stata la più grande soddisfazione della sua vita: c’erano 400 persone, i suoi collaboratori storici, dal fattorino al professore benemerito", racconta la figlia che ha ereditato dal padre la curiosità: "Impossibile non raccogliere il suo stimolo. A mio padre ho invidiato la capacità di stupirsi e di essere curioso a 88 anni. Gli piaceva moltissimo la storia ed era attaccatissimo all’Italia: ricordo che un anno eravamo in America, tornò a casa solo, facendo non so quanti scali, perché doveva votare assolutamente. Era un grande trascinatore".

"Per il Politecnico è importantissimo avere dei donatori che hanno questo senso di restituzione, che è così normale negli Stati Uniti – commenta la rettrice Donatella Sciuto –. Ci aiutano a finanziare spazi, infrastrutture di ricerca e a sostenere i giovani per fare in modo che l’università torni a essere un vero ascensore sociale".

Nell’ultimo anno grazie all’associazione Parizzi e con Fondazione Politecnico sono state finanziate altre cinque borse per i ragazzi delle superiori, per farli partecipare al “Techcamp“ e appassionare alle materie Stem, oltre a una borsa girls@polimi da 24mila euro e a dottorati di ricerca cospicui. L’importo disponibile quest’anno supera i 200mila euro e ha permesso anche ad alcuni ricercatori di rientrare al Politecnico di Milano. "Per me ha giocato un ruolo fondamentale – conferma Alessio La Bella, 32 anni –. Dopo il dottorato al Politecnico, su temi energetici, ed esperienze all’estero avevo trovato lavoro in un’azienda, ma sognavo la carriera accademica. È stato aperto un posto di ricercatore al Politecnico sul tema della gestione delle reti, il mio argomento: ho vinto il concorso. Ho ripreso in mano il mio sogno". Oggi è ricercatore tenure-track. Anche Gian Paolo Incremona, 36 anni, dopo la laurea e il dottorato a Pavia ha cominciato la sua carriera al Politecnico sette anni fa e oggi è professore associato, insegna Fondamenti dei controlli automatici: "Grazie all’associazione Parizzi sono riuscito a portare avanti la mia ricerca in un settore strategico e fondamentale come quello del trasporto ferroviario".