DIANDREA GIANNI
Cronaca

Nei musei a 750 euro al mese Operatori contro il Comune

In stato d’agitazione il personale che si occupa di accoglienza in poli e biblioteche "Da Palazzo Marino nessuna apertura, vogliamo garanzie sul nuovo appalto"

di Andrea Gianni

Le avvisaglie della protesta risalgono allo scorso dicembre, quando lavoratori che sono il volto dei musei civici milanesi si erano riuniti in assemblea e avevano chiesto un incontro urgente a Palazzo Marino. Prove di dialogo finite con un nulla di fatto, tanto che ieri la Filcams-Cgil e i circa 200 operatori che si occupano dell’accoglienza nei musei civici e nelle biblioteche della città hanno proclamato lo stato d’agitazione. Un atto che potrebbe preludere allo sciopero e ad altre forme di mobilitazione, nella Milano che sta tornando ad attirare turisti e visitatori dopo le fasi più critiche della pandemia. Protestano lavoratori che, assunti da società esterne, lavorano per poli culturali del Comune di Milano, come il Museo del Novecento, la Galleria d’Arte Moderna o le sale espositive del Castello Sforzesco, con stipendi che per un full time si aggirano sui 750 euro al mese, a volte con una laurea in tasca. "I motivi sono la mancata apertura di un confronto da parte del Comune di Milano, dopo svariati solleciti, per una contrattazione preventiva che preveda garanzie e tutele nel prossimo bando di gara", spiega Roberta Griffini, della segreteria milanese della Filcams-Cgil. Contrattazione preventiva prevista, tra l’altro, dal Protocollo per la qualità e la tutela del lavoro negli appalti firmato negli anno scorsi dal Comune e da Cgil, Cisl e Uil. Lavoratori e sindacati sono in fibrillazione in vista della scadenza dell’appalto del 2018, prevista per giugno, nel timore di una nuova gara che potrebbe peggiorare condizioni già critiche.

Per la Filcams-Cgil è "fondamentale è che all’interno del bando ci sia la garanzia che, a seguito di un cambio d’appalto, nessun lavoratore venga lasciato a casa a prescindere dalla tipologia di contratto individuale e che venga loro applicato l’effettivo contratto collettivo nazionale di settore". Nel 2018, infatti, con l’ultimo cambio d’appalto aziende e committente avevano scelto di applicare il Ccnl "più economico", cioè quello Vigilanza privata-Servizi fiduciari. Oltre agli stipendi più bassi non ricalca neanche le mansioni effettivamente svolte, perché non svolgono servizi di portineria e sorveglianza ma si occupano dell’accoglienza dei visitatori. "Continuiamo a sentir dire che la cultura è centrale per la ripartenza di questo paese – sottolinea Griffini – ma ci chiediamo come sia possibile ciò senza il riconoscimento di diritti e tutele di chi nel settore culturale con passione ci lavora. Auspichiamo che il comune attivi un reale confronto al più presto e che recepisca le nostre richieste, diversamente metteremo in campo iniziative di mobilitazione".