
Mirko Stocchetto, a destra, titolare del bar Basso e inventore del Negroni sbagliato
Milano, 11 novembre 2016 - Era nato in Laguna e in una strana manovra di avvicinamento a Milano aveva fatto prima uno stage all’Harry’s Bar poi nei grandi alberghi di Cortina, perché così –- ripeteva –- aveva modo di familiarizzare con i capricci del bel mondo. Mirko Stocchetto ci venne eccome all’ombra della Madonnina, esattamente nel ’67, convinto che la sua Puerto Escondido portasse il nome di Bar Basso, locale precedentemente aperto dal «signor Giuseppe» in viale Piave, dove c’era ancora la mitica “Bianchi”, fabbrica di biciclette e metafora dell’Italia contadino-proletaria del dopoguerra che desiderava pedalare e non solo per amore dell’ecologia.
Se n’è andato a 86 anni, il signor Stocchetto, lasciando il bar-mito al figlio Maurizio, e lasciando orfana una città che di lui ricorderà la genialità di consegnare ai posteri, nel ’68, un errore poi diventato un capolavoro, quel “Negroni sbagliato” che sarebbe poi entrato di diritto nella lista del beverage di mezzo mondo: il prosecco al posto del canonico gin con il Bitter Campari e il Vermouth Rosso. Arte pura, quella di mettere miscelare opposti e contrari. E del resto, nel suo locale capitava d’incrociare indifferentemente il deputato Servello del Msi e il leader studentesco Mario Capanna, clienti della Milano bene con la puzza sotto il naso e giovani che volevano cambiare il mondo ma intanto si accontentavano di un buon aperitivo. Storia e storie. Come quella volta che al Bar Basso, si presentò il presidente Sandro Pertini che si era fatto beffe della scorta e del protocollo perché lui voleva bersi un Punt&Mes in santa pace ai tavolini del signor Stocchetto. Lo fece, onorando la consumazione fino all’ultima lira, ma provocando un inevitabile assembramento di curiosi.