"È l’ultimo viaggio. Chiudiamo dopo 80 anni"

Pandemia e mancanza di turisti mettono in ginocchio Pellux, lo storico negozio di valigie di lusso in via Agnello nato nel Dopoguerra

Chiude lo storico negozio

Chiude lo storico negozio

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Milano - «Il nostro viaggio finisce qui". I manifesti riempiono le vetrine dello storico negozio Pellux, sotto i portici di via Ragazzi del ’99 all’angolo con via Agnello, a un passo da piazza San Fedele. Nella foto, un bimbo regge una valigia. Malinconico. "Perché chiudiamo", annuncia Maurizio Di Rienzo, di 65 anni, che da 38 regge il timone di questa attività inaugurata nel 1945 vicino via Dante e trasferitasi dieci anni dopo nell’attuale sede. Paradiso della pelletteria di lusso, Ambrogino d’Oro nel 2008, "ha servito in quasi 80 anni di vita nobili, musicisti della Scala, imprenditori, la Milano bene che si è sempre rivolta a noi anche per delle liste nozze particolari e famiglie che volevano regalare la prima borsa da lavoro al figlio appena laureato. Ma anche turisti, in particolare dall’Oriente e dagli Emirati arabi", in cerca di valigie e borse del Made in Italy e di brand internazionali e oggetti unici, artigianali, realizzati in un laboratorio di Varese. Non sono mancati i "clienti particolari", da chi "negli anni di Mani pulite chiedeva valigie di misura ridotta (per stipare dentro i milioni, abbiamo scoperto poi), due uguali: una da tenere vuota, da esibire in caso di controlli", a "un cliente del Qatar che ha ordinato un baule da portare in toilette, con dentro scomparti per carta igienica e impianto Hi fi".

Ma adesso "non possiamo più andare avanti: la pandemia, la mancanza di turisti e di clienti della zona (rimasti per due anni in smartworking), la sfortuna di aver perso la possibilità di vendere uno dei nostri marchi di punta dopo la cessione a una multinazionale, ci hanno messo in ginocchio. Impossibile pagare l’affitto, che nel nostro caso è di 476mila euro all’anno, alla proprietà del palazzo, Beni stabili. Quindi gettiamo la spugna. A malincuore". La storia finisce tra "liquidazione", "fuori tutto" e "ultime occasioni". "Non lo avrei mai immaginato", continua il titolare, mostrando l’attestato di Benemerenza civica in cui il Comune definisce il suo negozio "un vero atelier per la clientela meneghina e internazionale. Vincitore del premio “Milano produttiva” della Camera di Commercio nel 2005 e nel 2007 del premio della Regione “La Lombardia per il lavoro”". Di Rienzo ricorda anche che "durante l’Expo eravamo tappa fissa dei turisti asiatici". Ma tra poche settimane, la serranda si abbasserà per sempre. I cinque dipendenti ("quelli rimasti, dei 15 che avevamo") hanno trovato una nuova occupazione.

"E io e mia moglie Paola, da sempre al mio fianco, faremo i nonni: abbiamo 4 figli e 4 nipotini. I più piccoli vivono in America ma ci sentiamo e ci vediamo grazie alla tecnologia". Il signor Di Rienzo ricorda come tutto cominciò. "Il primo proprietario era un austriaco che aveva iniziato l’attività appena dopo la guerra. Io, che arrivavo da Torino, da una famiglia di pellettieri, lo conobbi negli anni Ottanta. Ero un rappresentante, vendevo i prodotti della mia famiglia. Nel 1984 lui, anziano, mi disse: “Perché non prendi tu il negozio?“. Ma mi serviva un miliardo di lire per rilevare l’attività. Avevo 27 anni. Mi aiutò la Banca commerciale italiana: così ho potuto gestire un negozio tutto mio e realizzare un sogno. Sono contento di quello che ho costruito. Tornassi indietro rifarei tutto. Mi dispiace solo di aver trascorso poco tempo in famiglia: ora voglio recuperare".Video su www.ilgiorno.it

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