SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milano, super-esperti della Statale scoprono necropoli nascosta

Delegazioni da tutto il mondo alla Statale, leader negli studi

i protagonisti della missione italo-egiziana

Milano, 28 aprile 2019 - «È arrivato il momento di tornare sul campo». Patrizia Piacentini, docente di Egittologia e Archeologia egiziana alla Statale, ha guidato insieme a Abdelmanaem Said l’ultima missione italo-egiziana ad Assuan che ha riportato alla luce una necropoli immensa, utilizzata per dieci secoli, e 35 mummie. Una spedizione che parte da Milano dove, in questi 26 anni, ha creato anche la biblioteca e gli archivi di Egittologia più grandi d’Italia e fra i più grandi al mondo. «Non è una stranezza che si parta da qui - spiega Piacentini – persone da tutto il mondo vengono a studiare l’Egitto a Milano, nei nostri archivi, e abbiamo un bel gruppo di studenti che ogni anno continua ad appassionarsi all’Egittologia e a specializzarsi all’Università degli Studi».

Così nel dicembre 2016 è arrivato l’invito. Piacentini si trovava al Cairo quando il ministro delle Antichità egiziane Khaled el-Enany le indicò un sito che sembrava «promettente»: «Ti interessa?». Alla professoressa sono brillati gli occhi. Aveva scavato negli anni ’90 per una grossa missione in Egitto, poi era stata chiamata nel 1993 a Milano, a 31 anni era diventata professoressa di Egittologia: aveva una cattedra da ricostruire, che mancava da 30 anni, e la biblioteca e gli archivi da creare dal nulla. Nel 2003 era poi diventata mamma: i suoi impegni si erano così concentrati al di qua del Mediterraneo anche se ogni anno non mancavano i viaggi e le collaborazioni con il Museo egizio del Cairo, dove era riuscita a organizzare anche due mostre.

«Era arrivato il momento giusto per uno scavo», ripete la professoressa. A gennaio è partita da Milano una vera missione. Una missione piccola, a dir la verità, ma che ha riservato grandi sorprese. «In tutto, tra italiani ed egiziani, eravamo una quindicina - spiega Piacentini - quando si scava al “buio”, senza sapere se si troverà o meno qualcosa, è difficile ottenere grandi risorse». L’Università degli Studi di Milano e il Ministero degli Affari Esteri italiano hanno coperto le spese. «Abbiamo tirato la cinghia - spiega la professoressa - e mi sono circondata di persone di cui mi fidavo ciecamente», confessa. Il suo braccio destro è stata Massimiliana Pozzi Battaglia, vicedirettrice dello scavo, erano state anche compagne di università. «Ho chiesto a un ingegnere topografo, Gabriele Bitelli, professore di geomatica all’Università di Bologna di venire con noi - continua l’egittologa -, il rilevo della necropoli, con oltre 300 tombe (e sono solo le prime) lo dobbiamo a lui». Insieme a loro un giovane archeologo milanese, Stefano Nava, e il topografo egiziano Mohammed. Dall’Università degli Studi è partito anche Alessio Delli Castelli, bravissimo disegnatore, laureato e oggi studente magistrale, al quale è stato affidato anche il compito di inventariare i materiali.

Sullo scavo li ha raggiunti Guseppina Capriotti, responsabile del Centro archeologico italiano dell’ambasciata al Cairo. Una dozzina di esperti, fra italiani ed egiziani, e cinque operai sono i protagonisti della mega scoperta di Assuan. Per due mesi la loro metropolitana per andare al lavoro è stata una barca. «Uno dei momenti più belli scattava alle 11, quando gli egiziani prendevano l’acqua dal Nilo, la facevano bollire e bevevamo il tè insieme», ricorda Piacentini. In collegamento diretto dagli archivi di Milano c’erano anche Laura Marucchi e Fabio Betti.

Lacrime agli occhi quando è spuntata l’iscrizione di Tjt, il capo carovaniere, il più anziano sepolto nella tomba di famiglia. «Ho visto i geroglifici e mi sono messa subito a tradurli. Era un messaggio dal passato - racconta l’egittologa - e che emozione vedere due mummie, una sull’altra, insieme per l’eternità. Ho pensato a una mamma col figlio, mi sono bloccata. Gli esperti ci diranno se è così. Sarà come dare loro una “carta d’identità”». Non finisce qui: a novembre si riparte. «Speriamo con qualche risorsa in più, vista l’importanza del ritrovamento - confessano - magari anche con qualche contributo da privati e istituzioni». C’è un mondo da scoprire e loro sono pronti. I super esperti milanesi hanno già arruolato in università i colleghi antropologi, chimici, biologi, restauratori. «Lavoreremo sempre al fianco degli egiziani, che hanno professionalità altissime e con i quali vi è grande sinergia». L’area degli scavi è sorvegliata a vista, mummie e tesori sono nei caveau, si continua a studiare.