’Ndrangheta, ridotte le pene per dieci imputati

MILANO

Il gup Anna Magelli, non condividendo l’impostazione giuridica della Procura, ha inflitto pene molto più basse rispetto a quelle chieste per i dieci imputati processati con rito abbreviato in un filone dell’inchiesta della Dda milanese Kremisa con al centro la locale di Legnano-Lonate Pozzolo. La sentenza pronunciata ieri sarà di certo impugnata dal pm Alessandra Cerreti. Così il giudice, per la principale vicenda contestata dal pubblico ministero, una spedizione punitiva nell’isola di Malta di gennaio 2020 nei confronti di un imprenditore brianzolo preso di mira per non aver pagato delle spettanze, ha derubricato il reato di estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e ha ‘cancellatò l’aggravante mafiosa. Mancando quindi la querela di parte il giudice, che comunque ha riconosciuto il fatto, ha condannato a un anno e mezzo di reclusione Francesca Rispoli, la figlia del capo della locale di Legnano e Lonate Pozzolo Vincenzo Rispoli, il suo compagno Giovanni Lillo a un anno di carcere per lesioni e lo zio Giuseppe Di Novara, e il fratello di quest’ultimo Michele, a 4 anni e 8 mesi per rapina.

Quanto all’investigatore privato Giovanni Vincenzino, il giudice ha ridimensionato le accuse - rispondeva di favoreggiamento aggravato da finalità mafiosa - gli ha inflitto un anno e 4 mesi, così come a coloro che per il pm sono i luogotenenti di Emanuele De Castro, primo pentito della ‘ndrangheta a cavallo tra Varesotto e Milanese, ovvero Nino Cagliostro e Simone Lento condannati per spaccio a un anno.

Assolti, oltre a Michele Pagliari, anche Cataldo Casoppero (già condannato in primo grado a 14 anni a Busto Arsizio per associazione a delinquere di stampo mafioso) e Riccardo Lazzari, il funzionario Anas che avrebbe corrotto.

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