‘Ndrangheta nei locali della movida di Milano, blitz della Guardia di Finanza: sequestri e 14 arresti

Sigilli al Mercato comunale del quartiere Isola. I reati contestati sono di associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori e traffico illecito di rifiuti. L’intercettazione: “Faremo diventare qui la terra dei fuochi”

Milano, 15 aprile 2024 – Blitz della Guardia di Finanza in zona Isola, a Milano: il Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha sequestrato, con la Polizia locale e la collaborazione dei Carabinieri del Comando Unità Forestali, quattro società che gestiscono locali di ristorazione all'interno del Mercato comunale milanese del frequentatissimo quartiere, zona della movida. I sequestri sono parte di un'inchiesta del pm della Dda Silvia Bonardi sulle infiltrazioni della 'ndrangheta, che ha portato anche a un'ordinanza del gip Sonia Mancini di custodia cautelare in carcere per 14 persone. Indagini con al centro la cosca dei Piromalli di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e le accuse di associazione mafiosa, estorsione, rapina, trasferimento fraudolento di valori e traffico illecito di rifiuti.

Mercato Comunale Isola, Guardia di Finanza in azione
Mercato Comunale Isola, Guardia di Finanza in azione

Il sodalizio criminale 

L’indagine ha portato alla luce il ruolo degli appartenenti alla cosca radicata a Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, che per la realizzazione dei progetti criminali, poteva contare sulla collaborazione di diversi soggetti compiacenti, utilizzati come prestanome al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali concretamente applicabili, cui veniva attribuita fittiziamente la titolarità di diversi esercizi commerciali nelle province di Milano, Monza-Brianza, Varese, Pavia, Modena e Mantova.

I locali nella movida milanese

Tra le società controllate anche quelle di alcuni locali nella movida milanese. Ad aver “acquisito l’effettiva titolarità di alcuni degli esercizi commerciali presenti all’interno del Mercato comunale Isola di piazzale Lagosta 7”, è Agostino Cappellaccio, uno degli arrestati, considerato il “referente a Milano” dei Piromalli di Gioia Tauro. Lo si legge nel decreto di sequestro delle società riconducibili al presunto procacciatore d'affari del gruppo criminale capeggiato da Giacobbe Salvatori che hanno portato le Fiamme Gialle a mettere i sigilli a quattro locali, ossia La Masseria, bottega di prodotti alimentari; Granum, pizzeria d'asporto; la pescheria Piscarius e il Beats Bar di via Borsieri. Per la gestione delle società è stato nominato un amministratore giudiziario. Il sequestro d’urgenza viene giustificato con la possibilità che “nell’immediatezza possano essere attuate strategie dissipative delle società e dei relativi compendi aziendali”.

Il Mercato comunale Isola a Milano
Il Mercato comunale Isola a Milano

Come si evince dalle intercettazioni la pescheria, dal primo ottobre fino al 5 aprile scorsi, quindi “in sei mesi” ha fatturato, “246 mila euro!!!!”, dice Cappellaccio il quale, secondo il pm, ha “un profilo reddituale (...) del tutti incoerente con i massicci investimenti” per la progressiva costituzione delle società sequestrate, il cui numero potrebbe aumentare, in quanto sono in corso accertamenti su altre srl.

Il sequestro delle società che gestiscono gli esercizi commerciali all’Isola si fonda infatti sulla sproporzione dei redditi dichiarati dall’amministratore di fatto e dai prestanome dei locali che si trovano al “Mercato comunale Isola”, una struttura di proprietà del Comune di Milano, “assegnata in concessione a un raggruppamento temporaneo di imprese che, a loro volta – si legge in una nota procuratore capo Marcello Viola – avevano dato in locazione degli spazi commerciali alle suddette società destinatarie del provvedimento di sequestro”.

Le dinamiche del gruppo

Le investigazioni del Gico hanno anche permesso di rivelare le dinamiche del gruppo mafioso, capeggiato da un affiliato munito della dote ‘ndranghetista di ‘Vangelo’, in grado di controllare le diverse operazioni di business  e di dirimere eventuali controversie che potevano sorgere tra i diversi gruppi dell’associazione. Non solo nel settore dei locali, ma anche in quello dello smaltimento dei rifiuti, utilizzando anche aree protette e capannoni industriali abbandonati. 

Oltre all’accertamento di condotte delittuose tipiche della criminalità organizzata di stampo mafioso, quali le attività estorsive per il “recupero crediti”, le indagini hanno consentito di scoprire un efficiente meccanismo attuato dal gruppo criminale, mediante la stipula di contratti di somministrazione fittizi in assenza di effettive esigenze di impiego di forza-lavoro, per truffare numerose agenzie di lavoro interinale con la complicità dei lavoratori somministrati che, sistematicamente, retrocedevano gli stipendi ai sodali del suddetto gruppo criminale

Le intercettazioni

Dall’ordinanza firmata dal gip emergono altre intercettazioni, che riguardano l’interesse della cosca al business dei rifiuti “Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi”, dice nel maggio del 2019 Giovanni Caridi, finito in carcere oggi assieme, tra gli altri, a Salvatore Giacobbe, che sarebbe stato a capo a Milano di un clan della 'ndrangheta legato ai Piromalli, parlando con la compagna di quest’ultimo. Nel provvedimento si parla infatti “della costante ed asfissiante presenza” della 'ndrangheta “in vari settori economici, che il gruppo ha permeato giovandosi di imprese a ciò strumentali, portando avanti, peraltro, un piano chiaramente espansionistico perché volto a prendere il controllo di una serie di attività economiche particolarmente redditizie operanti nel tessuto della ristorazione milanese e del traffico illecito di rifiuti”.

Salvatore Giacobbe, 72 anni e residente a Milano, stando all'imputazione di associazione mafiosa, “munito della dote 'ndranghetista di 'Vangelo’, promuoveva, dirigeva ed organizzava un sottogruppo mafioso "in relazione alle diverse azioni e settori di intervento del gruppo, assumendo compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle strategie della consorteria, impartendo direttive agli associati per garantire l'operatività del sodalizio e curando direttamente i rapporti con Girolamo Piromalli (non arrestato per associazione mafiosa in questa inchiesta, ndr) classe 1980 detto 'Mommino’ o con i suoi emissari”. 

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