'Ndrangheta e mafia, blitz a Milano: 10 arresti. Nel mirino il 'feudo' di Pioltello

L'accusa è associazione a delinquere di stampo mafioso. Il gip: "I clan portarono voti al candidato sindaco di centrodestra" e indagati disposti a lucrare su salme Covid

Milano, 12 dicembre 2022 - Le mani della 'ndrangheta sulla Lombardia: blitz della Polizia di Stato, questa mattina, a Milano. Gli agenti, coordinati dalla Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, hanno esguitoo un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diverse persone che farebbero parte della ‘Ndrangheta e di Cosa Nostra. Tra i centri colpiti dal blitz, anche Pioltello, 'feudo' indiscusso delle famiglie Maiolo/Manno. Le accuse? Usura, droga e addirittura la coercizione elettorale, tentando di indirizzare le preferenze di voto alle elezioni comunali locali a favore di uno dei candidati.

Le accuse

Sono state emesse ordinanze di custodia cautelare nei confronti di diverse persone ritenute responsabili – a vario titolo – di numerosi reati che includono l’associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, tentato omicidio, ricettazione, porto illegale di armi, furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, usura, tutti aggravati dalla contestazione della mafiosità.

Il 'feudo' di Pioltello

La complessa attività investigativa svolta dai poliziotti della Squadra Mobile milanese ha fatto luce sulle dinamiche della locale di 'ndrangheta di Pioltello, nel Milanese, feudo indiscusso delle famiglie Maiolo/Manno e sulle attività criminali di un altro soggetto riferibile alla famiglia di Cosa Nostra dei Pietraperzia (EN) collegata ai Rinzivillo. 

Polizia in azione a Milano, intercettazioni
Polizia in azione a Milano, intercettazioni

Gip: "Clan appoggiò candidato sindaco di Pioltello"

Dall'ordinanza del gip di Milano Fabrizio Filice nell'inchiesta del pm Paolo Storari emerge che il presunto boss della locale Cosimo Maiolo, tra i 10 arrestati nel blitz di oggi della Polizia, avrebbe fatto "campagna elettorale" nel 2021 a favore del candidato sindaco per il centrodestra della cittadina Claudio Fina (non eletto perché sconfitto dalla candidata di centrosinistra Ivonne Cosciotti ndr) organizzando "un banchetto elettorale presso la peschiera gestita dal figlio” Omar Maiolo, anche per "l'aspirante assessore all'urbanistica Marcello Menni". E invitando “la comunità straniera presente a Pioltello (e in particolare albanesi e pakistani) a votare per Fina e Menni”. Il presunto boss avrebbe, dunque, manifestato “pubblicamente il sostegno della ‘ndrangheta a favore dei due candidati, in tal modo facendo pressione affinché gli elettori votassero Fina e Menni”. Reato, quello contestato nelle indagini della Squadra mobile, aggravato dall’aver “agito con metodo mafioso” e dall’aver “fatto pressione a nome dell’associazione mafiosa”. I metodi usati da Maiolo per raccogliere voti sono molto espliciti. "Mi faccio la lista civica per me senza... registrata mi metto... capo della ' ndrangheta", dice intercettato mentre parla con il braccio destroLuca Del Monaco prima di incontrare in un pranzo del 23 settembre 2021 il candidato sindaco per il centrodestra Claudio Fina. Un incontro in cui Fina, sostenuto alle Amministrative da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, stando agli inquirenti "seppur consapevole della caratura della persona che aveva davanti", ossia Maiolo, "ha accettato l'aiuto in campagna elettorale definendo con gli stessi Maiolo-Del Monaco quali votanti accaparrarsi, sfruttando anche il bacino dei voti derivanti dagli stranieri aventi diritto al voto". 

Gip: "Boss si vantò di sostenere sindaco di Rivolta d'Adda

Dall'inchiesta emerge che il presunto boss Cosimo Maiolo avrebbe sostenuto anche un'altra candidatura, oltre a quelle di Claudio Fina, nella tornata delle elezioni amministrative dell'autunno 2021. In particolare quella, a Rivolta d'Adda (Cremona) risultata poi vittoriosa, del sindaco di centrodestra Giovanni Sgroi. Come si legge nell'ordinanza del gip Fabrizio Filice, Maiolo si sarebbe "vantato di aver conosciuto Sgroi attraverso" un amico "aggiungendo altresì che" il candidato sindaco nel comune del Cremonese si sarebbe "recato più volte a casa sua per chiedere sostegno alla sua campagna elettorale. In tono scherzoso ha aggiunto di aver chiesto a Sgroi cosa avrebbe fatto in caso di vittoria alle elezioni" e questi gli avrebbe "ironicamente" risposto che gli "avrebbe affidato (...) l'incarico di recupero crediti per conto del comune, dimostrando quindi di conoscere perfettamente i trascorsi criminali" del presunto boss. Maiolo, il 4 ottobre 2021, parlando al telefono con Luca Del Monaco, il suo presunto braccio destro, gli ha raccontato che "Sgroi, mi è venuto a trovare tre quattro volte..." e l'altro ha replicato "vuoi sapere il motivo perché?". E Maiolo ridendo " 'oh dico 'ma se sali qua che fai? e che faccio...a te ti metto al recupero crediti". 

​Gip: "Clan serbatoi manodopera società spedizioni"

Il clan controllava anche la manodopera delle società di spedizione. Salvatore Maiolo, anche lui arrestato, avrebbe creato, anche attraverso prestanome, società, come la 'Thalia srl', che "costituiscono meri serbatoi di personale da `affittare´ a committenti", alcuni di rilevanti dimensioni come Gls, uno dei colossi nel settore della logistica-trasporti. In questo modo il clan della `ndrangheta avrebbe portato avanti "illecite somministrazioni di manodopera", come si legge negli atti, con "profitti a favore del sodalizio mafioso". La società Thalia, si legge sempre nell'ordinanza, operava "in regime di subappalto per la Gls Trasporti". In un'intercettazione del gennaio 2020 Salvatore Maiolo (ora in carcere), parlando col cugino Giovanni Maiolo (anche lui arrestato), gli spiegava che "un suo amico aveva stipulato un contratto con il corriere Gls per la gestione di 40 furgoni a 200mila euro al mese". In un'altra intercettazione dell'agosto 2020 Salvatore Maiolo diceva: "Ho 40 furgoni, Gls".

​Indagati disposti a lucrare su salme Covid

L'indagine ha dimostrato come l'attività non si fosse fermata nemmeno durante il Covid . Anzi, nel corso di una conversazione intercettata, uno dei figli del reggente della Locale di 'ndrangheta di Pioltello, intuendo la possibilità di lucrare sul fenomeno del trasporto delle salme delle vittime del virus, mentre alla televisione scorrevano le immagini della colonna di salme trasportate dall'Esercito, spiegava come, attraverso una società intestata a un prestanome e l'emissione di false fatture, avrebbe potuto ottenere guadagni illeciti nel settore del trasporto feretri.

Il superbonus 110

Discorso analogo emerge anche per un altro recente business. Nelle carte d'indagine emerge come nell'autunno 2021 Salvatore Maiolo abbia intensificato i contatti con due condannati nell'operazione Infinito con i quali intraprende "una frenetica attività di reperimento di operai da impiegare nei cantieri interessati dal cosiddetto 'superbonus 110', nonché dei materiali necessari alla realizzazione dei cosiddetti 'cappotti' nell'ambito dell'efficientamento energetico degli immobili previsto dal medesimo bonus".

Secondo blitz in poche settimane

Quello di stamattina è il secondo grande blitz nel corso delle ultime settimane in Lombardia. Il 22 novembre la Polizia di Stato si è mossa nell’ambito dell’inchiesta “Vico Raudo”, che dopo oltre un anno di lavoro ha permesso di assestare un duro colpo alla famiglia Bandiera. 49 gli arresti firmati dal gip Stefania Donadeo su richiesta del pubblico ministero Alessandra Cerreti della Direzione Distrettuale Antimafia. Tra i reati contestati anche l’associazione a delinquere di stampo mafioso e il traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta era  partita nella primavera del 2021 ed ha interessato il clan Bandiera che controlla la cittadina di Rho. 

Le reazioni della politica

"La nostra regione deve smettere di essere e mostrarsi negazionista. La criminalità organizzata c'è, è radicata e va contrastata quotidianamente con grande determinazione", ha detto il candidato del centrosinistra alle elezioni regionali in Lombardia Pierfrancesco Majorino commentando l'operazione di Polizia contro la 'ndrangheta. "L'operazione compiuta in coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia è la conferma, se mai servisse, che la Lombardia e il suo territorio sono oggetto di pesanti infiltrazioni malavitose - ha aggiunto- per questo non occorre mai abbassare la guardia". 

A seguire il vicepresidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli ha sottolineato che è "l'ennesima inchiesta che racconta il tentativo delle mafie di trovare e sostenere referenti politici nelle amministrazioni comunali lombarde". "È un dato impressionante di fronte al quale la politica deve reagire e alzare la guardia. Non sono più ammissibili sottovalutazioni - ha aggiunto - serve fare della lotta alle mafie e delle liste 'pulite' una priorità per tutte le forze politiche a partire dalle prossime elezioni regionali. Tutte le liste si impegnino formalmente a rispettare il codice di autoregolamentazione della commissione antimafia componendo le liste stesse. È un atto necessario e sarebbe un segno importante della volontà comune di battere le mafie". 

Sulla vicenda è intervenuto anche l'ex senatore Nicola Morra, già presidente della Commissione Antimafia: "Mentre si legge dello scandalo brussellese, arriva notizia di un'importante operazione condotta dalla Polizia di Milano, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che sta eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di una decina di persone ritenute responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, coercizione elettorale, traffico di droga, tentataestorsione, tentato omicidio e altri reati tutti aggravati dal metodo mafioso. Il reato di coercizione elettorale implica che agli elettori venga impedito di poter esercitare liberamente il loro diritto di voto e che gli stessi votino per chi debbono causa violenza mafiosa".   "Questo - ha aggiunto - avverrebbe in provincia di Milano, perché dalle indagini emergerebbe la centralità criminale della 'locale' di ' ndrangheta di Pioltello, appunto nella provincia meneghina. Fra pochi mesi si voterà per le regionali in Lombardia. Ma senza libertà di voto anche di un solo elettore, come si fa a parlare di 'libere e democratiche elezioni'?"."Lo stato vuole combattere le mafie?", si è domandato Morra, "evidentemente no, perché la situazione oramai è irrimediabilmente compromessa. Questo stato, volutamente minuscolo, non difende affatto i diritti delle persone, dei cittadini. Quando si è costretti ad intervenire con la repressione, il delitto è stato già commesso. Lo Stato vero, volutamente maiuscolo, previene. E sottopone a trasparenza l'operato degli uomini pubblici".

 

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