Mutui in franchi, milanesi beffati: "Persi migliaia di euro con prodotti ad alto rischio"

Pioggia di ricorsi

Sheila Meneghetti e Franca Berno dell'associazione TuConFin

Sheila Meneghetti e Franca Berno dell'associazione TuConFin

Milano, 20 settembre 2018 - Rate che dai 1.272 euro mensili sono schizzate fino a 4.219 euro, con un aumento progressivo che ha raggiunto il suo apice nel giugno scorso, quando il mutuo stipulato nel 2003 è stato estinto. Oltre 20mila euro da pagare in aggiunta ai 50mila euro previsti per l’estinzione anticipata. Sono casi al centro della battaglia sui mutui in franchi svizzeri, sottoscritti tra il 2003 e il 2010, che vede migliaia di famiglie sfidare il colosso bancario inglese Barclays. Famiglie beffate da prodotti inizialmente vantaggiosi per il tasso d’interesse più basso (sottoscritti in tutta Italia da 9.978 persone) che si sono rivelati «ad alto rischio» a causa delle oscillazioni del mercato, perché una clausola prevede che al momento dell’estinzione la somma da restituire va convertita al valore del tasso di cambio tra euro e franco svizzero, dal 2015 rivalutato del 30%. E il 2019 potrebbe essere l’anno cruciale per gli esiti della battaglia approdata nelle aule giudiziarie.

Sono  oltre 350 i ricorsi presentati al Tribunale civile di Milano da parte di gruppi o singoli cittadini contro Barclays, dopo che la mediazione obbligatoria si è chiusa con esito negativo. Le prime udienze verranno fissate all’inizio del 2019, ma le cause rischiano di trascinarsi per anni prima di arrivare a una sentenza definitiva. «Ci siamo riuniti per portare avanti questa battaglia per la giustizia», spiega Franca Berno, presidente dell’associazione Tutela Consumatori Finanziari (TuConFin), che sta seguendo la maggior parte dei ricorsi. «Al momento della sottoscrizione i cittadini non sono stati informati dei rischi - prosegue - ci sono famiglie messe in ginocchio, è una bomba a orologeria perché tanti mutui devono ancora essere estinti». Federconsumatori ha presentato due ricorsi pilota, a Milano e a Monza, che verranno discussi nel 2019.

«Chiediamo l’eliminazione della clausola di indicizzazione - spiega Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano - e il rimborso delle somme per chi ha già provveduto all’estinzione». I primi pronunciamenti in Lombardia hanno dato, però, esiti discordanti. I ricorrenti hanno incassato una vittoria a Busto Arsizio e due sconfitte a Milano. Le tre sentenze sono state impugnate e si aprirà un round in appello. Il giudice della sesta sezione civile del Tribunale di Milano scrive che nonostante i «tecnicismi» delle clausole, è plausibile che «gli attori avessero ben compreso di aver stipulato un mutuo indicizzato al franco svizzero». Una situazione ingarbugliata, nella quale si inserisce il pronunciamento dell’Antitrust (successivo alla sentenza milanese) che ha stabilito la la vessatorietà delle clausole. Sul tavolo anche i pronunciamenti dell’Arbitrato Bancario Finanziario che in 108 casi su 146 ha dato ragione ai mutuatari. La palla passa ora ai giudici, che dovranno sbrogliare la matassa.

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