REDAZIONE MILANO

Quella catena dell’odio che dal 1945 a oggi continua a fare vittime

Torna col suo carico di dolore e memoria, il 29 aprile che per Milano è un giorno di morte. Un filo che ancora si trascina dal 1945. La proposta di Benedetta Borsani: trasformare piazzale Loreto in piazzale dell'Unità nazionale di Rossella Minotti

Una commemorazione per la morte di Ramelli

Milano, 29 aprile 2015 - Torna, col suo carico di dolore e memoria, il 29 aprile che per Milano è un giorno di morte. Lungo il filo dell’odio, che ancora si trascina dal 1945 quando Carlo Borsani, medaglia d’oro di guerra, rimasto cieco in prima linea, cade vittima a soli 27 anni di quel giustizialismo sommario che imperversò fino al 1948. Molto tempo dopo, il 29 aprile del 1975, Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, muore a 19 anni dopo un’aggressione a colpi di chiave inglese. Dieci anni dopo Enrico Pedenovi viene ammazzato in viale Lombardia prima di potersi recare al corteo di commemorazione di Ramelli e Borsani. E via via fino a oggi, la ricorrenza incombe col suo carico di violenza innescata, e ogni volta si rinnovano polemiche e tensioni che fanno del corteo della destra una mina innescata nel cuore di Città Studi.

Un anno fa è morta la mamma di Sergio Ramelli, e anche quest’anno il centrodestra annuncia un’importante commemorazione in piazza che sarà fronteggiata da un corteo di antagonisti. Ma c’è chi dice basta. Benedetta Borsani, nipote di Carlo (più volte candidata con Forza Italia e Pdl), invita a una pacificazione intelligente. «Non si può continuare a dire che ci sono giovani morti dalla parte giusta e dalla parte sbagliata, ci sono solo giovani morti per le loro idee. Oscar Luigi Scalfaro all’epoca della sua presidenza dovette ricevere mio padre e mia zia di nascosto. Oggi, nel 2015, mi piacerebbe avere un capo dello Stato che dice finalmente “Basta!“. E invece sento ancora Sergio Mattarella dire che è difficile costruire una memoria condivisa quando si parla di una guerra che ha avuto anche aspetti fratricidi, quando si hanno familiari caduti dalla parte sbagliata. Io non sono d’accordo, vorrei ci fosse finalmente il riconoscimento che ci furono tanti giovani morti per le loro idee e non ogni anno fare l’elenco delle atrocità. Perché insistere nel dire che questi sono morti cattivi, mentre gli altri erano buoni, continuerà a scatenare reazioni».

Rompere la spirale dell’odio. Questa la provocazione lanciata dalla giovane Benedetta, nipote di un uomo che aderì per convinzione al fascismo ma salvò tantissimi ebrei con la Crocerossa Silvestri, tanto che Gabriele Nissim propose l’inserimento del suo nome nel Giardino dei giusti della Comunità ebraica. «Il segno della riconciliazione - dice la Borsani - potrebbe essere trasformare piazzale Loreto (che lo stesso Mattarella ha definito teatro dell’episodio barbaro e disumano che fu l’esposizione dei corpi di Mussolini e della Petacci), in piazzale dell’Unità nazionale. E dovremmo dire basta anche al campo 10. In Spagna hanno avuto il coraggio di seppellire tutte le vittime della guerra civile, di una parte e dell’altra, nella valle del Los Caidos».