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Musica e spazio, potenziare il dialogo delle arti

Musica e spazio, potenziare il dialogo delle arti

"Epifonie ed epifanie teatrali" così Emilio Sala, docente all’Università Statale di Milano, direttore scientifico della rivista "Sound, Stage, Screen" edita da Università annuncia il convegno internazionale alla Triennale di Milano da domani fino a domenica: "Spaces of Musical ProductionProduction of Musical Spaces, aperto al pubblico.

Un gruppo di studiosi e artisti insieme per esaminare la relazione tra musica e spazio da differenti prospettive: storica, teorica, etnografica e poetica.

"Spazi porosi e sovrapposti implicano fluidità di ruoli (e viceversa): spaziando dal fisico al virtuale, e dallo statistico all’immaginario".

Fra gli incontri una tavola rotonda Mapping Musical Life: cultura urbana e stampa locale nell’Italia post-unitaria e una conferenza con il regista teatrale e lirico Romeo Castellucci, domenica ore 11,30.

Ne parliamo con Emilio Sala, docente di Drammaturgia Musicale e Storiografia Musicale.

Professore, perché questo convegno a Milano? "

La ragione principale era creare uno spazio d’incontro in cui la riflessione teorica, la ricerca in senso accademico e le pratiche artistiche dialogassero. Il convegno apre con l’intervento di uno più interessanti e attrezzati teorici dei media Wolfgang Ernst, continua con una riflessione che coinvolge il compositore Scott Gibbons e termina con l’intervento di Romeo Castellucci, regista, artista, teorico del teatro, intellettuale a tutto tondo. Durante il convegno interverranno altre voci impegnate nella ricerca artistica come Piersandra Di Matteo dell’Università di Venezia, Nicola di Croce, architetto, musicista, sound artist".

L’idea parte dalla vostra rivista "Sound, Stage, Screen". "Vogliamo allargare sempre più l’orizzonte della ricerca accademica cercando di trovare confini porosi in cui anche chi si occupa di pratiche artistiche su altri versanti possa dialogare con il mondo della ricerca. In questa clima ibrido, d’apertura interdisciplinare abbiamo concepito il convegno, per questo siamo alla Triennale".

Come vede oggi il teatro musicale?

"Il mio punto di osservazione è anomalo, sono un musicologo di estrazione storica e ho un lato melomane: il territorio dell’opera deve avere, per me, una centralità della voce che non sempre viene incontro a quelle che oggi sono le priorità dell’allestimento. L’opera è legata alla contemporaneità, non deve stare in una teca per essere preservata dal nostro tempo".G.L.