
Thomas Pololi nel museo di via Broletto dove sono conservati 1.500 quaderni italiani e altri 1.000 provenienti da 35 Paesi
Milano – “L’anno nuovo è iniziato da poco. Non sappiamo se sarà più felice o triste di quello precedente, ma saremo noi, con le nostre azioni, a deciderlo”. Queste le riflessioni di un bambino genovese che, negli anni Settanta, scriveva uno dei suoi primi temi tra i banchi di scuola. La grafia racconta l’indecisione di chi ha da poco appreso l’arte della scrittura, ma il suo contenuto possiede la maturità di chi ha vissuto mille vite. E quelle parole di oltre cinquant’anni fa, così fortemente attuali, sono conservate all’interno del “Museo dei Quaderni di Scuola”, un piccolo spazio nel cuore di Milano (in via Broletto) che custodisce diari, temi e lettere scritti da bambini e bambine tra la fine del 1700 e i primi anni 2000. Un luogo in cui la Storia viene filtrata dallo sguardo innocente dei più piccoli. “Intorno al 2000 ho iniziato a raccogliere un po’ di materiale, non avevo troppe pretese, desideravo semplicemente aprire un blog - racconta Thomas Pololi, ideatore e curatore del museo - Ma nel 2022 si è presentata l’occasione di avere uno spazio in cui conservare quelli che per me sono a tutti gli effetti pezzi da museo”.
Pololi compie un percorso all’inverso: abbandona il mondo online per abbracciare la dimensione offline, creando un microcosmo in cui riscoprire la bellezza dell’inchiostro impresso su carta. Queste pagine raccontano il passato con uno sguardo rivolto al futuro: “Questi quaderni sono una chiave di lettura per capire il mondo: come una lente d’ingrandimento ci mostrano ciò che accadeva tra le mura domestiche, ma al tempo stesso ci offrono uno spaccato dei momenti che hanno segnato la Storia”, spiega il curatore. E girovagando per il museo è possibile riportare le lancette indietro nel tempo, scoprendo attraverso gli occhi dei più piccoli la Germania del nazismo oppure l’Italia dell’autunno caldo e delle lotte operaie. Nello spazio di Pololi, infatti, ci sono oltre 1.500 quaderni italiani e altri 1.000 provenienti da altri 35 Paesi. Dall’Italia alla Cina, fino al Giappone: questo piccolo spazio custodisce la Storia del mondo intero. L’inchiostro diventa uno strumento in grado di abbattere le differenze e creare ponti tra culture e territori lontani: “Penso che non ci sia nulla di più universale dell’infanzia, alla fine siamo stati tutti bambini - racconta l’ideatore - E sfogliando queste pagine ci rendiamo conto di quanto, indipendentemente dai chilometri di distanza, siamo tutti simili”.
Ogni giorno Pololi sonda la rete e confronta diversi siti online alla ricerca di lettere e diari provenienti da ogni angolo della Terra: “Il materiale italiano arriva grazie alle donazioni - spiega il curatore - Mentre per ciò proviene dall’estero la ricerca sul web è la chiave per raggiungere sempre più persone. Tanti, dopo aver svuotato la propria cantina o aver fatto un trasloco, recuperano vecchi quaderni e scelgono di non buttarli, ma di donargli una seconda vita”.
Per Thomas Pololi, però, è importante ragionare anche sull’evoluzione della città che ha accolto il suo piccolo museo: proprio per questo ha da poco organizzato una mostra temporanea per raccontare l’evoluzione di Milano negli anni Cinquanta. Ed ecco che la raccolta di questo materiale gli ha permesso di riflettere su come, nel corso del tempo, il rapporto tra i più piccoli e il capoluogo lombardo sia mutato. “L’urbanizzazione selvaggia di quel periodo ha paradossalmente innalzato delle barriere tra gli abitanti - racconta Pololi - E i primi a restarne sorpresi sono i bambini che, una volta giunti qui, realizzano come, rispetto al passato, ci sia molta più chiusura e diffidenza nei confronti di chi ci circonda”. Il Museo dei Quaderni è una macchina del tempo, un viaggio per capire come le scelte del passato abbiano influenzato il presente che abitiamo: “Leggendo i quaderni di questi bambini non possiamo fare a meno di scoprire qualcosa di ognuno di noi”, aggiunge Pololi.