
Lavoratori come fantasmi (Archivio)
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Milano - Sono pagati quattro euro l’ora, in una delle città con il costo della vita più alto in Italia, per accogliere nei musei civici milanesi visitatori e turisti provenienti da tutto il mondo. Circa 200 lavoratori che si occupano del servizio appaltato dal Comune di Milano, in diversi casi con una laurea in tasca, sono finiti al centro di una vertenza infinita, fra continue proroghe dell’appalto, incertezze sulla nuova gara e un accordo con Palazzo Marino che secondo i sindacati non è ancora sfociato in un passo avanti concreto. Il risultato? Rischiano di trascorrere altri mesi con uno stipendio da fame, invece di ottenere il miglioramento delle condizioni di lavoro per il quale stanno lottando da tempo.
Musei a rischio chiusura
La Filcams-Cgil di Milano esprime "grandissima preoccupazione" e lancia un ultimatum a Palazzo Marino: "Se entro la fine di ottobre il comune di Milano non pubblicherà il bando di gara, contenente tutte le garanzie previste per tutti i lavoratori del lotto 1 dall’accordo di maggio 2022, verranno immediatamente organizzate iniziative di mobilitazione". Mobilitazioni che potrebbero chiudere le porte di simboli della cultura milanese come il Museo del Novecento, il Padiglione d’Arte Contemporanea, la Galleria d’Arte Moderna o le sale espositive del Castello Sforzesco. "Il bando di gara per il prossimo appalto, che come da accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali il 30 maggio 2022 dovrà contenere come riferimento economico il contratto collettivo di lavoro di settore (Federculture) – spiega la Filcams-Cgil – non è ancora stato pubblicato. Tenendo conto dei tempi della procedura, questo verosimilmente significa una ulteriore proroga del contratto di appalto, dopo i quattro anni già trascorsi e i sei mesi della prima proroga da luglio a dicembre 2022 con retribuzioni da fame che considerando anche l’attuale carovita, in più in una città come Milano, non consentono neanche di arrivare alla metà del mese".
Il caso dei lavoratori delle biblioteche
Ma non è l’unico problema, perché il sindacato denuncia "la possibile esclusione di chi lavora nelle biblioteche da questo lotto. Escamotage per non riconoscere loro nel prossimo appalto la retribuzione corrispondente al contratto del settore culturale. Tutto ciò in contrasto con l’accordo di maggio che comprende tutti i luoghi della cultura quindi anche le biblioteche, ma anche in contrasto con il protocollo appalti e con la legge che prevedono l’applicazione del Ccnl di settore". Quello del contratto è infatti il principale nodo da sciogliere, perché finora i circa 200 addetti all’accoglienza (lavorano per le imprese che, con due raggruppamenti, si sono aggiudicate i due lotti dell’appalto nel 2018) sono stati inquadrati con il contratto Vigilanza privata-Servizi fiduciari. Quindi con condizioni peggiori e con paghe più basse rispetto al contratto Federculture, più in linea con le mansioni effettivamente svolte. Le gare legate ai musei sono da tempo terreno di scontro. Ad esempio la gestione della biglietteria e della libreria della pinacoteca di Brera, statale, in passato è stata al centro di proteste e vertenze.