“Muchela“ mistero risolto: daghen un tai

Emilio

Magni

altra mattina al bar un’accesa contesa con parole urlate tra due tifosi di squadre avversarie, si è improvvisamente dissolta quando il gestore, che noi chiamiamo "oste" come ai vecchi tempi dell’osterie, ha urlato con il cipiglio di un sergente istruttore davanti al plotone delle reclute: "Alura l’è minga ura de mucàla e de daghen un tai?". Mentre sulla congrega degli amici si posava un silenzio quasi sepolcrale (l’"oste" infatti è tipo che non scherza) qualcuno si è intimamente un po’ intrigato pensando a quel "mucàla". L’imperativo "muchela" ordine, o invito che fosse, era parola molto diffusa nel dialetto, e ancora la sento qualche volta. Voleva dire smettila, pianta lì, termina, finiscila. Aveva tutta una serie di derivati, come appunto "mucàla", "mucàda" (finalmente "l’ha mucàda lì", per dire che "ha smesso"). Insomma era un termine di una certa importanza. Però "muchela" è anche carico di mistero. A prima vista non è contemplato nei dizionari del dialetto milanese. Qualcuno ha supposto che potesse essere un termine dell’italiano, anche magari solo gergale. Non è però stato scoperta alcunché, quindi questo "muchela" (o "mucàla" che sia) assume sempre più un certo fascino. Siamo comunque riusciti a risalire all’origine del "muchela" grazie all’ormai raro dizionario "Mercanti e Spiller" il quale porta "mòchela" informando che il termine viene dal longobardo "moch" che significa mozzare. Quindi ci siamo: anche se mozzare è un però più rude e drastico di smettere o di finire. Anche nel vocabolario della Gallia Cisalpina vi sono riferimenti precisi. C’è il verbo "moccà" che vuol dire, anche in questo caso, smettere, mozzare, terminare. Cletto Arrighi nel suo dizionario annovera "mòcc" da cui, secondo lui, discende "mòcchela", ovvero "daghen un tai". A questo punto è facile arrivare a "mòcc" che è nel dialetto per indicare mozzato, rotto. Ed è così che viene in mente il modo di dire, molto in voga un tempo, "Lapis mòcc fa spegasc" ("Matita con la punta rotta fa scarabocchi"). Me lo ricordo alle elementari.

emiliomagni@yahoo.it

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro