I filmati della telecamera di via Solaroli e della dashcam di una delle auto dei carabinieri (arrivata come terza sul luogo dell’incidente) sono agli atti dell’inchiesta sin dai giorni immediatamente successivi alla morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml. Il primo è stato decisivo per consentire ai ghisa di ricostruire le fasi finali dell’inseguimento del 24 novembre; il secondo, che ha immortalato la corsa da via Lovanio a viale Regina Margherita, è stato consegnato dai militari per fornire ulteriori elementi per la ricostruzione complessiva. Tuttavia, la diffusione dei video su tg e siti web ha riacceso il dibattito sulla vicenda e fatto paventare valutazioni in Procura sull’ipotesi di modificare il titolo di reato da omicidio stradale – attualmente contestato allo scooterista Fares Bouzidi e al vicebrigadiere del Radiomobile al volante della Giulietta uscita di strada subito dopo il TMax – a omicidio volontario con dolo eventuale. Ieri pomeriggio è andato in scena a Palazzo di Giustizia un vertice tra pm e investigatori dell’Arma: stando a quanto risulta al Giorno, il titolo di reato non è cambiato e non cambierà.
Tra i documenti al centro dell’indagine c’è il fascicolo di ricostruzione dinamica stilato dalla polizia locale. Undici secondi scomposti in quaranta frame, ricavati da due occhi elettronici installati in via Solaroli, uno frontale e l’altro laterale che ha ripreso gli ultimi metri della corsa di TMax e Giulietta. Siamo in via Ripamonti, subito dopo l’incrocio con via Pasinetti. I due veicoli superano un’auto che sta procedendo a bassa velocità e invadono la carreggiata opposta. Alle 4.03 e 38 secondi, l’auto dei militari oltrepassa per metà la rotaia del tram in direzione centro e si ritrova "a ridosso" della parte posteriore destra della moto: "Entrambi i veicoli iniziano a orientarsi verso via Quaranta". È la sequenza che i ghisa associano a due particolari della carrozzeria del T-Max post incidente: una rientranza della staffa della marmitta e alcuni segni vicino alla pedaliera. Sono le tracce di un urto simile a una strisciata? Sembra di sì. Siamo alle 4.03 e 39 secondi. I veicoli spuntano dall’angolo, la distanza tra loro è lievemente aumentata: il T-Max, "in posizione più avanzata e più spostata verso sinistra rispetto alla parte anteriore" della Giulietta, "perde l’assetto di marcia inclinandosi leggermente a sinistra; si notano i dispositivi luminosi relativi alla frenata d’emergenza del veicolo B attivi".
C’è "luce" tra i mezzi, e la gazzella è già in frenata. Il frame 18 racconta che lo scooter, "inclinato sul fianco sinistro, obliqua ulteriormente la sua traiettoria". La telecamera non dà profondità, ma le immagini fanno ipotizzare che ci sia ancora distanza tra auto e moto, che viaggiano dritti e quasi paralleli. Il frame 20 mostra il probabile tentativo di curvare di Bouzidi, che poco dopo corregge "l’assetto di marcia" e aziona i freni, lasciando "la prima traccia gommosa" tra la sesta e la settima striscia pedonale. "Credo che i carabinieri non si aspettassero che a quella velocità i ragazzi inchiodassero e provassero a svoltare, quindi sono stati sorpresi", la descrizione del testimone Omar E. Alle 4.03 e 40 secondi, lo scooter sale sul marciapiedi. Sono gli attimi in cui pure l’auto esce di strada. Ramy viene sbalzato dalla sella e "scompare in prospettiva dietro la parte anteriore" della Giulietta, che si schianta contro il palo del semaforo. C’è una collisione tra i mezzi? I frame non lo chiariscono.
Lì vicino c’è Omar, che racconterà agli inquirenti di aver ripreso tutta la scena, salvo poi essere costretto a eliminare il video su ordine di due militari ("Mi hanno detto solo di cancellarlo senza guardarlo") ora indagati per depistaggio e favoreggiamento. Lo smartphone, che prima di essere consegnato a chi sta indagando è stato per ammissione del ventottenne in possesso degli inviati della trasmissione Le Iene e poi dei legali di Fares, sarà passato al setaccio per cercare tracce del filmato, anche se i danni allo schermo provocati da una caduta potrebbero allungare i tempi degli accertamenti. Intanto, ieri sera è andato un corteo con circa 300 persone per chiedere "verità e giustizia per Ramy e Fares". Un corteo da piazza XXIV Maggio a piazzale Lodi preceduto dall’invito del fratello maggiore del diciannovenne, Tarek, a "non fare casino perché così non si risolve niente", e concluso dai ringraziamenti della fidanzata Nada: "Ramy vivrà per sempre. Ti amo Ramy".