ANDREA GIANNI
Cronaca

Morto davanti alla sede di Sky, la rabbia del fratello: “Gianni trattato come un cane, se lo avessero aiutato sarebbe ancora vivo”

L’accusa di Danilo Sala: "Quella sera era in stato confusionale ma non era aggressivo: i vigilanti avrebbero dovuto chiamare i soccorsi, invece lo hanno bloccato a terra con un ginocchio per sette minuti”

Danilo e Giovanni Sala

Danilo e Giovanni Sala

Milano – “Gianni era in stato confusionale ma non era aggressivo: è stato trattato con violenza da persone che invece avrebbero dovuto aiutarlo e chiamare i soccorsi. Per rendersene conto basta guardare il video". Danilo Sala descrive il fratello maggiore, Gianni, come "una persona fragile e sensibile, che non avrebbe mai fatto male a nessuno". Il 34enne è morto all’ingresso della sede Sky a Rogoredo la notte tra il 19 e il 20 agosto, dopo essere stato bloccato da due vigilanti ora indagati per omicidio colposo. La famiglia, assistita dall’avvocato Giuseppe Geraci, sta portando avanti una battaglia per "far emergere la verità".

La sequenza della colluttazione e, ultima foto, il disperato tentativo di rianimarlo col massaggio cardiaco
La sequenza della colluttazione e, ultima foto, il disperato tentativo di rianimarlo col massaggio cardiaco

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno ripreso la scena. Guardando il filmato, acquisito dalla Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta in corso, che idea si è fatto?

"Tutto è iniziato alle 23.56. Gianni fa avanti e indietro tantissime volte. Si avvicina ai vigilante con le braccia basse, non è una minaccia. Probabilmente è sotto effetto di droga. Dopo una ventina di minuti Gianni viene respinto ancora una volta dal vigilante. Con una presa lo ha fatto cadere per terra, e ha sbattuto la testa violentemente contro il marciapiede. Alle 00.25 il vigliante si posiziona sulla schiena di Gianni con un ginocchio, e ci rimane per 7 lunghi minuti, fino alle 00.32. Alle 00.33 praticano un massaggio cardiaco. Alle 00.42 il vigilante fa una telefonata, probabilmente il 118. L’ambulanza arriva alle 00.47, hanno praticato un massaggio cardiaco ma per Gianni non c’era più nulla da fare. La prima pattuglia della polizia arriva solamente alle 00.48, un’ora dopo da quando è iniziato tutto. L’automedica arriva all’1.03, e può solo constatare la sua morte. Continuo a riguardare quel video, con la scansione temporale dei fatti, e le mie idee sono sempre più chiare".

Che cosa è successo a suo fratello?

"Gianni, che aveva problemi di droga, era in stato di alterazione. Probabilmente non si rendeva neanche conto di quello che stava succedendo. Si è trovato di fronte a persone che non hanno saputo gestire la situazione e, invece di aiutarlo e chiamare i soccorsi, lo hanno trattato come un cane. Aveva un fisico normale, non aveva problemi cardiaci o polmonari. Se fossero intervenuti in maniera diversa sarebbe ancora vivo. Non riesco neanche a piangerlo perché sono troppo arrabbiato. Ora chiediamo giustizia. Attendiamo che venga depositato l’esito dell’autopsia, poi andremo fino in fondo per far emergere la verità".

Quando sono iniziati i problemi di droga di suo fratello?

"Nell’adolescenza, con i primi spinelli a Palermo, la nostra città natale. Poi è passato a sostanze più pesanti e faceva uso di cocaina, che trovava in quel posto maledetto che è il “boschetto“ di Rogoredo. Noi abbiamo scelto percorsi di vita diversi. Io lavoro sulle navi da crociera: in questi giorni mi trovo a New Orleans, negli Stati Uniti. Gianni si era trasferito da nostra madre a Germignaga, in provincia di Varese, e ultimamente viveva per strada. Era una persona buona e fragile, che ha avuto i suoi problemi e una vita difficile".

Quando lo ha sentito per l’ultima volta?

"Negli ultimi tempi ero arrabbiato con lui e avevo smesso di rispondergli, perché avevamo fatto di tutto per aiutarlo e per trovargli un lavoro ma non voleva cambiare stile di vita e non accettava di seguire un percorso in comunità. Eravamo molto legati, ero preoccupato per lui e per il suo futuro. Quando ho saputo della morte sono tornato in Italia per l’ultimo saluto e lo abbiamo portato a Palermo, dove sono stati celebrati i funerali. Il giorno dell’autopsia, a Milano, erano presenti anche i due vigilanti. Non ci hanno detto neanche una parola, neanche un gesto di condoglianze".

Chiedete che i testimoni si facciano avanti?

"C’erano passanti che hanno visto mio fratello in stato di alterazione e hanno manifestato una totale indifferenza per quello che stava succedendo. Mi sembra che il video parli già abbastanza chiaramente".