
Volete sapere perché spesso, e purtroppo a ragione, si dice che in Italia non cambia mai nulla? Basta vedere questa foto dell’aula del Parlamento, ieri intorno alle 13, per la relazione del ministro del Lavoro Andrea Orlando sulla recente tragedia di Torino: tre morti per una gru crollata all’improvviso. Deputato più, deputato meno, era 60 i parlamentari presenti. Sessanta su 630. Per tre vite spezzate dall’ennesima tragedia sul lavoro.

Un’emergenza che, a cadaveri ancora caldi, i nostri politici - di destra, sinistra e centro - corrono a commentare alla tv con il volto contrito e gli occhi fissi alle telecamere, affamati di visibilità. Poi, passano poche ore e solo una sparuta pattuglia di “peones“ parlamentari si ricorda di ascoltare cosa ha da dire il ministro del Lavoro in merito. Meglio pensare alle feste di Natale vicine, meglio prendere un treno per tornarsene nel calduccio della propria casa.

Che saranno mai altri tre morti in una lunga sfilza di tragedie sul lavoro che nell’anno che si sta per chiudere ha seminato altri 160 cadaveri sul campo di battaglia dei cantieri (+32%) e 1.020 più in generale nel mondo del lavoro. Più si lavora, più si muore. Morti che secondo buona parte dei nostri parlamentari, evidentemente, non meritano il rispetto di un’aula piena quando si parla del tema sicurezza. E questo non è populismo, ma questione di serietà.
