ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Morì per colpa del collega "Giustizia e risarcimenti per mia figlia Greta"

La notte del 24 luglio la ragazza accettò un passaggio e l’auto si schiantò. Il 6 aprile andrà a processo per omicidio stradale il giovane rimasto illeso.

Morì per colpa del collega "Giustizia e risarcimenti per mia figlia Greta"

di Alessandra Zanardi

"Mia figlia è morta in un incidente stradale il 24 luglio 2022. Per lei chiedo giustizia e un risarcimento equo". È questo l’appello di Domenico Silvestri, padre putativo di Greta Curti, 21enne comasca morta otto mesi fa ad Appiano Gentile. Un appello rilanciato nella mattinata di ieri davanti alla sede dell’assicurazione UnipolSai, a San Donato, dove l’uomo ha affisso uno striscione di protesta per ribadire l’importanza, morale e materiale, di un giusto indennizzo.

La notte dell’incidente, erano circa le 4, la giovane aveva appena terminato il turno di lavoro nel ristorante "La Pinetina" di Appiano Gentile, dove faceva la cameriera; per tornare a casa, a Guanzate, ha accettato un passaggio da un collega, un 38enne di Rozzano. I due viaggiavano a bordo del pick up della società di ristorazione, per la quale entrambi lavoravano. Arrivato in via Pedrosi, una strada di Appiano Gentile stretta e circondata da abitazioni, sulla quale in genere si procede a velocità moderata, il furgone è uscito di strada e si è schiantato contro un muro. A chiamare i soccorsi è stata una guardia giurata, in servizio lì vicino.

Il 38enne, che era alla guida, è rimasto lievemente ferito, mentre le condizioni di Greta si sono presto aggravate, fino al decesso, all’ospedale Sant’Anna di Como, dove la corsa in sala operatoria e gli sforzi dei medici non sono purtroppo riusciti a salvarle la vita. Fatali le lesioni interne riportate dalla 21enne in seguito all’impatto, fra le quali la rottura del fegato, con conseguente emorragia. "L’ultima volta che ho visto mia figlia era incosciente, attaccata a un respiratore, il viso trasfigurato – racconta il padre –. E pensare che era una ragazza piena di vita, determinata, intelligente. Il suo sogno era aprire un ristorante a conduzione familiare. E sono sicuro che ci sarebbe riuscita, se solo ne avesse avuto il tempo. Ancora non posso credere che i suoi desideri e la sua energia si siano spenti quella notte. Nessun indennizzo la riporterà indietro, ma alla sua vita deve essere attribuito il valore che merita. Giustizia vuol dire anche questo".

Il 6 aprile si aprirà il processo a carico del conducente: per lui l’accusa è di omicidio stradale. Intanto, la famiglia della vittima aspetta di ricevere i risarcimenti per il sinistro, "risarcimenti che, nonostante svariati solleciti e l’invio di tutta la documentazione del caso, ad oggi non sono ancora stati versati, ad eccezione di un acconto a favore della madre – spiega l’avvocato della famiglia, Francesca Scioscia –. La cifra erogata non può essere considerata che un mero anticipo: in questo caso infatti i valori risarcibili devono essere a nostro avviso massimi, visti la giovane età della vittima (e della madre) e il rapporto coi genitori, per i quali Greta, figlia unica, rappresentava anche un sostegno economico".