SIMONA BALLATORE
Cronaca

Moreschi occupato: prima volta in vent’anni

È il venticinquesimo blitz degli studenti milanesi in tre mesi, ma a fine giornata si trasforma in autogestione. Cogestione al Tito Livio

di Simona Ballatore

Prima volta in vent’anni. Nonché venticinquesima occupazione in tre mesi a Milano, virata poi - dopo una giornata di estenuanti trattative con la preside - in un’autogestione di cinque giorni. L’ondata di proteste nelle scuole superiori ha raggiunto ieri il liceo scientifico e l’istituto tecnico economico Moreschi, in via San Michele del Carso. Al centro delle rivendicazioni - oltre alla guerra, con la richiesta di "destinare immediatamente i soldi del riarmo alla scuola" - c’è soprattutto l’edilizia scolastica carente: "Dai bagni ai controsoffitti, per non parlare delle finestre che cadono a pezzi – elencano gli studenti in assemblea –, i laboratori di informatica e chimica non li abbiamo utilizzati in cinque anni, le gite non esistono e mancano spazi di confronto". Così, al suono della campanella, i ragazzi hanno virato tutti verso il giardino per quella occupazione che era stata studiata a fondo e che - da cronoprogramma - li avrebbe visti protagonisti fino a venerdì, giorno e notte. "Avevamo persone dedicate ai controlli, guardie mediche, un fondo di emergenza per eventuali danneggiamenti e divieti rigorosi contro l’irruzione di estranei o l’introduzione di droghe e alcolici, ci eravamo portati anche dei lucchetti per chiudere tutto – spiegano gli studenti –. Avevamo invitato poi persone di associazioni ed esperti per una settimana di dibattiti e confronti. Ma la prima, chiamata a parlarci di sessualità e femminismo, è stata cacciata via". Mentre i professori sbarravano le porte delle aule e gli spazi interni: "Ci hanno ’chiusi’ in giardino e faceva davvero freddo, sono partiti cori di protesta". Alla prima votazione è passata l’occupazione, all’unanimità. I ragazzi sono riusciti a conquistare una palestra. Parallelamente è cominciata la trattativa tra un gruppetto di rappresentanti degli studenti e la dirigente scolastica mentre gli agenti della Digos prendevano le generalità degli occupanti.

Tre le opzioni sul tavolo: "Continuare l’autogestione per cinque giorni, ma in orario di lezione – spiegano i ragazzi –, occupazione solo per due giorni e una notte, ma ci sembrava un contentino. O svolgere l’occupazione indisturbati come da programma fino a venerdì. Ma davanti alla minaccia che i cinque che stavano trattando con la preside, nonostante fossimo tutti d’accordo, sarebbero stati denunciati non ce la siamo sentiti di sacrificare i compagni". Armistizio siglato: autogestione sia. "Ma porteremo avanti le nostre rivendicazioni e affronteremo temi d’attualità", ribadiscono dal Moreschi.

Sceglie la via della cogestione il liceo classico e coreutico Tito Livio: il calendario - studiato insieme da studenti, prof e preside - è fitto. Si parla di “Risiko: il bipolarismo tra superpotenze e il conflitto energetico in Medio Oriente tra Usa e Russia“, della guerra in Ucraina e del suo impatto sull’Europa, ma anche di disturbi specifici dell’apprendimento, di Fridays for future, di Mani pulite e ci sono i laboratori, da quello di lingua giapponese alla “Sveltina sugli abusi di potere“. Salgono in cattedra i collettivi e gli studenti, invitano esperti, programmano con i loro prof.