
Carlo Calenda, Letizia Moratti e Matteo Renzi
di Giambattista Anastasio
Letizia Moratti oggi parteciperà alla manifestazione a sostegno del popolo ucraino organizzata all’Arco della Pace da Carlo Calenda, leader di Azione. La stessa manifestazione alla quale presenzierà Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Se è vero che in politica la forma è sostanza, allora l’adesione dell’ex vicepresidente lombarda conferma che sono ancora in corso i lavori per una sua candidatura da governatrice nel 2023 sotto le insegne del Terzo Polo, sebbene renziani ed azionisti abbiano mostrato fino a ieri sensibilità diverse sull’eventuale alleanza col Pd e nonostante l’uscita allo scoperto dell’economista, nonché senatore Democratico, Carlo Cottarelli, che giovedì si è detto disponibile a candidarsi per una coalizione che unisca proprio i Dem, il Terzo Polo, +Europa e il civismo lombardo. Le parole di Cottarelli erano (e restano) finalizzate a rendere praticabile l’alleanza tra Terzo Polo e Pd, un’alleanza invece decisamente più complicata se la candidata dovesse essere la Moratti. A tal proposito Vinicio Peluffo, segretario lombardo dei Dem, è stato chiaro: "Lei non è un’opzione". E proprio ieri ha ribadito il punto in un lungo post su Facebook, anche in vista dell’appuntamento di domani, quando a Milano si terrà l’assemblea regionale del partito: "Vogliamo essere alternativi rispetto a chi ha distrutto la sanità pubblica, creato liste di attesa che non permettono di accedere alle cure, un sistema di trasporti fallimentare e una gestione delle case popolari vicina all’abbandono completo. Letizia Moratti è un profilo connotato all’interno del centrodestra, il suo campo di appartenenza è quello. Per noi il sostegno alla candidatura di Moratti non è un’opzione. Domenica inizieremo a costruire quella alternativa che non può più aspettare".
La partecipazione della Moratti alla manifestazione di oggi al fianco di Calenda e Renzi dimostra, allora, che il dilemma-alleanze e il dilemma-candidato non sono risolti. All’Arco della Pace, non bastasse, ci sarà pure lo stesso Cottarelli. Un primo tentativo di ticket tra i due, entrambi graditi al Terzo Polo? In serata Calenda fa sapere che l’idea è valida: "Vedrei bene un ticket Moratti-Cottarelli per le Regionali in Lombardia. Moratti è un candidato alla presidenza della Regione che può portare valore aggiunto. Da sindaco ha portato a Milano l’Expo. Da assessore regionale ha guidato in Lombardia un’ottima campagna vaccinale, con una linea sulla sanità molto condivisibile. In politica esprime una posizione moderata". Ma, una volta di più, Il ticket non risolve il problema del veto del Pd. Più semplicemente, allontana ulteriormente l’ipotesi di un’alleanza. Ad ogni modo il registro dei presenti oggi contemplerà anche esponenti del Pd: il senatore Alessandro Alfieri, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, la consigliera regionale Carmela Rozza. Per Azione ci saranno Matteo Richetti, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna ed Enrico Costa. Per Italia Viva Raffaella Paita, Elena Bonetti, Lisa Noja e Luciano Nobili. Infine Pierferdinando Casini e Marco Cappato, dei Radicali.
Non è finita, però. A complicare ulteriormente la possibilità di un’intesa tra Terzo Polo e Pd in Lombardia si è messo, ieri, il caso del Lazio, altra Regione che nel 2023 andrà alle urne. Ieri Nicola Zingaretti, governatore laziale uscente, ha lanciato un appello per un campo largo, per un’alleanza che unisca il Pd, il Terzo Polo ma anche il Movimento 5 Stelle. Calenda ha ribadito il suo "no" ai pentastellati. E ha fatto di tutto un conto: "Non è che il Pd può fare un accordo con noi in Lombardia e con il M5S nel Lazio", ha fatto sapere il leader di Azione. In questo momento, quindi, i fattori che giocano contro l’approdo ad un’intesa tra centristi e democratici son-o due: il nome della Moratti – in attesa di capire se possa essere sostituibile con quello di Cottarelli o, ipotesi di ritorno e pur sempre difficili, con quelli dell’ex ministro Pd, Lorenzo Guerini, o dell’ex rettore del Politecnico, Ferruccio Resta – e lo scoglio Lazio. Il confronto avuto ieri a Palazzo Marino dallo stesso Calenda con il sindaco Giuseppe Sala per ora non sembra aver sortito particolari risultati. "Quello che penso è che si debba disassociare la Lombardia dal Lazio perché sono situazioni diverse": parole, queste, che Sala ha rivolto anche a Calenda. "È anche possibile che i 5 Stelle – nota il sindaco – decidano di andare da soli ovunque. Io devo pensare alla Lombardia, quindi chiedo a tutti di slegare le alleanze". Calenda, però, continua a pensarla diversamente: "Difficile fare un disaccoppiamento – dice i fuori da Palazzo Marino –. È certo che i territori hanno tutti le loro specificità ma credo che il Pd debba decidere se governare con i riformisti del Terzo Polo o con il Movimento 5 Stelle".