SIMONA BALLATORE
Cronaca

Modello college e non solo. Addio vecchie aule gli alunni ruotano nei laboratori tematici

Svolta in arrivo agli istituti Molinari e Maxwell e in alcune classi del liceo Volta. Docenti in formazione, il Politecnico aiuta a ridisegnare gli ambienti. A settembre la sperimentazione “Dada“ coinvolgerà tutti gli indirizzi.

Modello college e non solo. Addio vecchie aule gli alunni ruotano nei laboratori tematici

Modello college e non solo. Addio vecchie aule gli alunni ruotano nei laboratori tematici

Addio alle vecchie aule che per tutto l’anno (se non di più) ospitavano la stessa classe: ogni spazio diventa un laboratorio tematico e sono gli studenti a muoversi nell’arco della giornata, come nei college, come all’università. È solo il primo passo di una rivoluzione che da settembre debutterà anche all’istituto tecnico Molinari, al tecnico e professionale Maxwell-Settembrini e in alcune classi del liceo scientifico Volta di Milano. Insieme hanno deciso di aderire alla rete “Dada“, che sta per ’Didattiche per ambienti di apprendimento’. Il progetto, ideato nel 2015 dai presidi romani Lidia Cangemi e Ottavio Fattorini, continua a crescere anche a Milano dove - sempre a settembre - sarà sperimentato anche nella scuola media di San Gregorio e in una prima elementare di via Casati, entrambe nell’istituto comprensivo Galvani, che intende portare il metodo a regime nell’anno scolastico 2025-26.

A dare una spinta e ossigeno alle superiori “Dada“ sono stati anche i fondi del Pnrr, non solo per l’acquisto di strumentazioni ma anche per il rinnovamento stesso della didattica. "Si discute molto di robotica, di intelligenza artificiale e di strumentazione digitale, ma la scuola non vive solo di questo – sottolinea Davide Bonetti, preside del Molinari –. Con gli insegnanti abbiamo provato a impostare un ragionamento sul metodo, scegliendo di adottare la didattica per ambienti. L’aspetto operativo più evidente è che sono i ragazzi a spostarsi nelle classi, in base alle discipline che sono state divise per aree linguistiche, umanistiche, scientifiche e informatiche. Ma non è solo questo". Le aule diventano tutte laboratori, spunteranno gradualmente gli armadietti, il percorso al Molinari sarà affrontato dalla prima alla quinta. "E sarà soprattutto uno stimolo per i docenti : continua Bonetti –, perché un’impostazione simile porta necessariamente con sé un cambiamento della didattica, crea i presupposti per lavorare in modo diverso. Un processo che richiederà tempo, che sarà verificato man mano, che incontrerà anche criticità inevitabili ma che sta già creando sinergie che contiamo di consolidare". Tra materiali, laboratori, supporto informatico e formazione il Molinari ha puntato nel progetto oltre 520mila euro di fondi Pnrr. Nella rete Dada entreranno anche tutte le classi del Maxwell e del Settembrini. "Per strutturare i percorsi e ridisegnare gli ambienti ci siamo affidati, sempre con fondi Pnrr, a una collaborazione con l’ala del Politecnico che si occupa di scuole alternative e di edilizia innovativa. Anche perché sembra un’operazione facile ma non lo è affatto: un conto per una scuola nuova, da progettare da zero, un altro ridisegnare spazi interni in strutture esistenti". Che magari sono datate e hanno vincoli strutturali. "Lo schema è molto innovativo rispetto a quello tradizionale delle scuole, ordinate per anni di successione, quasi cronologicamente – conferma Domenico Chizzoniti, docente di Composizione architettonica al Politecnico di Milano –. Riordinare per discipline richiede flessibilità, che incide anche su come gli strumenti apprendono: è più efficace, crea più consapevolezza rispetto alle competenze che devono acquisire. Se pensiamo a edifici nuovi è più semplice, in quelli esistenti è più complicato ma le scuole si sono dimostrate molto disponibili a rimettere in gioco lo schema pedagogico". L’aspetto più complicato? "Ottemperare ai requisiti di sicurezza a fronte di una maggiore mobilità interna, gestire i flussi – spiega Chizzoniti –. L’aspetto positivo è la curiosità di studenti e docenti. Al Maxwell siamo riusciti anche a fare emergere elementi che possono diventare linee guida per ispirare altre scuole". "Da anni si dice che il modello della scuola tradizionale non funziona più – sottolinea Tornaghi –. E non cambia se hai una Lim o un altro strumento. Cosa facciamo quindi? Ci sono scuole che sperimentano didattiche alternative, chi in un modo chi nell’altro. Uno dei modelli è la Dada, non una certezza ma una scommessa. Mi sentirei più in colpa a non muovermi affatto". E i docenti sono stati d’accordo, appoggiando i colleghi che avevano presentato la proposta.

Si è al lavoro anche al liceo scientifico Volta: la preside Patrizia Cocchi, arrivata a settembre dopo aver guidato il Vittorio Veneto, ha ripreso in mano insieme ai professori la delibera approvata dal collegio docenti un anno fa e il progetto che - nella prima stesura - è articolato sul triennio: "Stiamo definendo come dare attuazione alla progettazione – conferma –. Faremo formazione con la rete e anche una formazione nostra. C’è una grande condivisione con le altre scuole su questo aspetto". "In questa fase ci stiamo formando e ci sta seguendo nella sperimentazione la preside Cangemi – spiega Paolo Migliavacca, docente del Maxwell in prima linea nel progetto –: l’essere in rete con i colleghi del Volta e del Molinari ci permette di creare sinergie interessanti e potremo valutare quale sarà l’impatto di questa metodologia con una visione molto ampia, visto che copriamo quasi tutti gli indirizzi, dal liceo al tecnico e al professionale". Intanto proseguono i “cantieri“ al comprensivo Galvani che è già legato a doppio filo al Molinari e al Volta per i campus di Pcto (ex alternanza scuola-lavoro): "Stiamo ultimando la formazione. In primavera inizieremo ad allestire gli ambienti di apprendimento e partiremo con una settimana di prova per testare il flusso degli alunni e il movimento attivo", fa il punto la preside Anna La Rocca.