"Mio papà non capisce chi sono veramente"

"Non ho un posto dove stare, sono sola, non ce la faccio più". F. ha 20 anni ed è tra gli ultimi ospiti di Casa Arcobaleno. Una ragazza transgender, discriminata dalla sua famiglia italo-marocchina che non accetta il suo essere donna intrappolata in un corpo di uomo. Ha vissuto in casa co i genitori fino al momento del suo coming out.

Poi cosa è successo?

"Sono stata discriminata dai miei familiari e sono andata via di casa. I primi tempi mi sono rifugiata da un amico ma dopo pochi giorni ho capito che non potevo rimanere lì, la sua famiglia era in difficoltà ad avermi in casa e io non volevo continuare a essere un problema per qualcuno".

Come ha scoperto l’esistenza di Casa Arcobaleno?

"Grazie a dei contatti sui social. Allora sono venuta a chiedere aiuto e stata accolta subito".

In che modo è stata trattata, dopo il coming out?

"C’è stata una rottura profonda e dolorosa soprattutto con il papà, che non comprende e non accetta la mia identità di genere. Non mi ha più parlato ad eccezione di pochi momenti, ma abbiamo sempre finito per litigare. Ai suoi occhi ero trasparente, tranne quando vedendomi gridava “Eri il mio unico figlio maschio!”".

E la mamma?

"Non ho avuto alcui sostegno. Pur sapendo del mio desiderio di intraprendere un percorso di transisione non ha mai approvato la mia scelta, anzi mi ha sempre criticata. Lei non contempla la possibilità di rivolgersi a me al femminile. Non la odio ma sono arrabbiata, la sua è una mentalità all’antica e chiusa".

Ora come si sente?

"Ci sono momenti in cui la disperazione e la frustrazione prendono il sopravvento e atri in cui mi sento pronta ad affrontare il mondo".

Che lavoro sogna?

"Vorrei diventare hair stylist, ma prima “ mi devo sistemare”.

Sto lavorando su me stessa. Da quando sono qui posso essere finalmente chi sono, nessuno mi giudica, anche quando non sono in giornata. Certo la convivenza non è sempre facile, ma io non posso che ringraziare Casa Arcobaleno, mi ha salvato".

M.V.