
Un'adolescente
Milano, 19 novembre 2020 - Da otto anni offrono sostegno gratuito agli adolescenti in crisi e alle loro famiglie. Ragazzi che tentano di togliersi la vita, si isolano o smettono improvvisamente di mangiare, i cui genitori non possono permettersi uno psicologo. Loro , i 20 professionisti (18 psicoterapeuti, un nutrizionista e uno psichiatra) del consultorio gratuito Minotauro nato da un’intuizione del professor Gustavo Pietropolli Charmet e dei suoi collaboratori, in questi anni se ne sono fatti carico, ma ora rischiano di non farcela più. "Abbiamo urgente bisogno di aiuto, rischiamo di dover chiudere – è l’appello –. A causa del Covid non siamo riusciti ad attivare le abituali procedure di raccolta fondi". Saltati incontri, aste e iniziative con benefattori vecchi e nuovi, i fondi si stanno assottigliando. "Dal 2012 abbiamo effettuato gratuitamente 31mila colloqui psicologici, arrivando a seguire ogni anno 100 famiglie alle prese con il dramma di un figlio adolescente che si taglia, compie gesti di autolesionismo e tenta di togliersi la vita, si rinchiude o soffre di disturbi alimentari". Drammi finora soprattutto al femminile, con 197 ragazze seguite contro 154 maschi. "Nonostante stiano finendo le risorse economiche del consultorio, noi terapeuti continuiamo ad essere presenti per i nostri ragazzi e i loro genitori, convinti che nessun adolescente debba rimanere escluso dai percorsi di cura", spiegano gli operatori.
Il professor Charmet è chiaro: "Se hai la sfortuna di essere molto fragile, molto povero e adolescente, hai tutto il diritto di essere seguito gratis, in modo continuativo e approfondito. I ragazzi difficili sono di tutti". In onore di questa convinzione sono state curate gratis 782 persone: 351 adolescenti in crisi (di cui il 31% stranieri), e con loro anche 258 madri e 173 padri. Un percorso impegnativo, visto che ad oggi il servizio pubblico non è in grado di offrire più della diagnosi e delle prime quattro o cinque sedute. Al Minotauro la famiglia viene invece presa in carico con colloqui individuali per ciascun componente: uno la settimana per l’adolescente, uno per la madre e uno per il padre a cadenza quindicinale. Ciò fino alla risoluzione della crisi, quindi mediamente dopo circa due anni e mezzo. I ragazzi a rischio vengono segnalati dai servizi sociali o da altre realtà del terzo settore: unico requisito per ottenere l’aiuto è il reddito Isee famigliare, che non deve superare le 20mila euro annue. Servono circa 150mila euro l’anno. "I nostri specialisti hanno anni di esperienza alle spalle – spiega Charmet –. Con quello che abbiamo raccolto possiamo tirare avanti un po’, ma sono aumentate le richieste di aiuto: la pandemia e la povertà sono due grossi fattori di rischio per i tentativi di suicidio e per l’isolamento sociale".