Un negoziante dice che la scritta è lì da circa un mese e che nei giorni scorsi sono già intervenuti i vigili per rilevarla, anche se da una prima verifica non risultano interventi di questo genere della polizia locale. Le voci di quartiere ipotizzano che l’autore sia un uomo che spesso si vede in zona, con problemi psichici, ma si tratta di sospetti ancora tutti da confermare (o smentire).
Intanto, ieri pomeriggio gli investigatori della Digos hanno preso visione delle frasi scritte con un pennarello blu davanti all’ingresso del palazzo di via Laghetto 2, a metà strada tra la sede della Statale e piazza Fontana: "Kill Beppe Sala", la minaccia indirizzata al sindaco, con una stella a cinque punte accanto e il simbolo delle Brigate Rosse. I primi accertamenti fanno chiaramente pensare che chi ha riprodotto quel simbolo sul muro non sia collegato in alcun modo alla storia recente e passata dell’organizzazione terroristica di estrema sinistra e che il livello di minaccia reale sia trascurabile. Tuttavia, verranno svolti tutti gli approfondimenti investigativi del caso, a partire dall’analisi delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona, per cercare di risalire all’autore della frase.
La scritta è stata fatta in corrispondenza di una targa con il simbolo del Comune e la dicitura "gabinetto del sindaco", a indicare una sede decentrata dell’amministrazione; sotto, c’è il cartello che indica l’ingresso di "Laghetto 2.0 Negozio civico ChiAma Milano", spazio a disposizione di associazioni, comitati o gruppi che necessitano di un’area dove riunirsi o proporre attività, progetti e laboratori.
Non è l’unico graffito presente in via Laghetto: sull’altro lato della strada, a una ventina di metri di distanza, c’è pure la scritta "W Putin". Non è la prima volta che il primo cittadino finisce nel mirino. Era già capitato in piena pandemia, e in quell’occasione era stato coinvolto anche il presidente della Regione Attilio Fontana: alcuni militanti del centro sociale Zam avevano fatto un murale sotto un cavalcavia di Chiesa Rossa con la scritta a caratteri cubitali "Fontana assassino, Sala zerbino". Negli stessi giorni, i Carc avevano replicato la frase contro il governatore su un muro lungo il Naviglio Martesana. Poco meno di due mesi fa, invece, era toccato al vicepremier e ministro dei Trasporti: "Salvini deve morire", la scritta sul muro di uno stabile di piazzale Libia indirizzata al leader della Lega. Firmato Z4, una baby gang già nota per furti e rapine e smantellata nel 2022 da un’operazione dei carabinieri.