
di Marianna Vazzana
"La ripartenza c’è e va meglio del previsto. Milano è stata la prima grande città colpita dal Covid: a marzo del 2020 gli alberghi erano completamente svuotati. Ora però si risolleva. E si prende la rivincita: revenge tourism, in barba al Covid, anche con l’inaugurazione di nuovi hotel". Lo sottolinea Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, Lodi, Monza e Brianza.
Quando ha notato i primi segnali di ripresa?
"C’è stata una ripartenza a sprazzi. Nell’estate del 2021 i segnali erano buoni. Poi in autunno abbiamo avuto di nuovo un calo. Ma ad aprile i ritmi sono aumentati e negli ultimi mesi abbiamo pareggiato (e poi superato, a luglio, ndr) il numero di visitatori rispetto al 2019. I primi tre mesi del 2022 sono stati difficili, quindi dubito che a fine anno il bilancio sarà pari a quello pre pandemia. Però non ci si può lamentare. A Milano esistono 400 alberghi che offrono 35mila camere e 55mila posti letto. A luglio abbiamo raggiunto il 70% di stanze occupate, ad agosto la metà. Le previsioni per settembre e ottobre sono di superare l’80% grazie al Gran Premio di Monza e agli eventi legati alla Moda. Al di là dei numeri, rispetto al periodo pre Covid è cambiato il tipo di clientela".
Quali sono le differenze?
"In questo momento la ripresa è dovuta soprattutto a una forte presenza di turisti “leisure“, che vengono a Milano per piacere e non per business, per affari. Questo seconda tipologia di clientela è diminuita perché si fa più ricorso alla modalità di lavoro da remoto, ancora adesso, e si stima che un quarto resterà in modalità remoto. Per contro, è aumentato chi visita Milano per il tempo libero. I numeri della categoria “business“ però potrebbero crescere grazie alla presenza di congressi e fiere, che stanno ritornando alla grande".
E quindi stanno nascendo nuovi alberghi...
"Sì. Di fascia medio alta, se non altissima. Milano d’altronde è la città italiana con più marchi internazionali. È stata la prima ad avere il Fours Seasons, tanto per citarne uno. Hotel che hanno portato lustro alla città. Pensiamo che un turista spende il 20, 25% del suo budget per l’albergo e il resto in ristoranti, mezzi di trasporto, luoghi da visitare a pagamento, shopping. Quindi tutta Milano ne guadagna. Non dimentichiamo poi la tassa di soggiorno".
Durante la pandemia molti lavoratori sono finiti in cassa integrazione o hanno perso il lavoro. Ora com’è la situazione occupazione?
"Non è ancora tornata ai livelli pre pandemia. Molte figure si sono trasferite all’estero, dove le restrizioni si sono allentate prima o erano meno forti. E non torneranno in Italia. Si fa fatica a sostituire personale qualificato con altro altrettanto qualificato. C’è buona volontà e voglia di fare ma il personale da formare richiede più tempo".
A Milano c’è stato anche il boom degli affitti brevi. Che ne pensa?
"Molti appartamenti, almeno i 23, non sono in regola. In totale mettono a disposizione 55mila posti letto, pari a quelli degli hotel. Ma se non sono in regola ci fanno concorrenza sleale. Io auspico che il Comune svolga dei controlli, soprattutto ora, in fase di ripresa".