A Palazzo San Carlo via libera all’ampliamento negato dal Comune. “Vincolo cancellato dai bombardamenti della guerra”

Il Tar accoglie il ricorso del negozio di giocattoli Nano Bleu: l’edificio distrutto dai bombardamenti del 1943 era tutelato, quello nuovo non più

Il negozio di giocattoli Nano Bleu al piano terra di Palazzo San Carlo

Il negozio di giocattoli Nano Bleu al piano terra di Palazzo San Carlo

Milano, 24 maggio 2023 –  Il vincolo non esiste più. Lo hanno spazzato via i terribili bombardamenti della Seconda guerra mondiale, nonostante il palazzo sia stato ricostruito tale e quale dopo la fine del conflitto. In sintesi, il ragionamento che ha portato i giudici del Tar ad accogliere il ricorso dei titolari dello storico negozio di giocattoli Nano Bleu, che nel 2016 si sono visti respingere dal Comune la richiesta di condono edilizio per l’ampliamento del soppalco interno. Come si legge nella sentenza del Tribunale amministrativo, sei anni fa i tecnici di Palazzo Marino hanno detto “no” all’istanza “a causa dell’esistenza di un vincolo diretto sull’immobile”, che si trova all’incrocio tra piazza San Carlo e corso Vittorio Emanuele II, a due passi da piazza San Babila.

Dal canto loro, i legali di Nano Bleu hanno fatto notare che il vincolo indicato dal Comune non potesse essere "considerato tuttora esistente, alla luce della distruzione e successiva ricostruzione dell’edificio sul quale era stato apposto”. Da piazza Scala hanno ribattuto che “il vincolo dovrebbe ritenersi a oggi ancora esistente, perché l’immobile, come altri celebri edifici della città, è stato fedelmente ricostruito in epoca post-bellica”.

Il collegio presieduto da Giovanni Zucchini ha dato ragione a Nano Bleu, sostenendo che "l’immobile interessato dall’intervento, sito a Milano in piazza San Carlo, è stato interamente distrutto durante i bombardamenti del 14 e 15 agosto 1943 e ricostruito solo nel 1948”. Di conseguenza, “la tesi del Comune, secondo cui il vincolo dovrebbe considerarsi “trasferito” al nuovo edificio, riedificato in conformità dell’originale, non appare condivisibile”.

Il motivo: "Tale tesi presupporrebbe uno stato di “quiescenza” del provvedimento durante i cinque anni (1943-1948) intercorsi tra la distruzione e la ricostruzione dell’opera e una successiva “sostituzione” del suo oggetto materiale, attraverso un complesso e insolito meccanismo giuridico privo di qualsiasi fondamento legislativo e difforme dall’ordinario regime degli effetti del provvedimento”.

Del resto, se «l’autorità competente avesse voluto valorizzare la “continuità” storica e culturale esistente tra le due edificazioni", avrebbe introdotto un «nuovo vincolo diretto», invece di preferire «solo» un vincolo indiretto, “a tutela dei vicini edifici sacri del Duomo e della Chiesa di San Carlo”. Conclusione: il vincolo diretto è stato cancellato dalla distruzione dell’edificio. Quindi, nulla osta alla domanda di condono.

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