A poche ore dall’incidente ferroviario consumatosi ieri all’altezza della stazione milanese di Greco, per l’esattezza in via Pallanza, Franco Lucente, assessore regionale ai Trasporti, ha dichiarato che "è necessario avviare una riflessione sull’opportunità di limitare il transito dei treni merci negli orari in cui circolano prevalentemente i convogli dei pendolari". "Credo che sia doveroso – ha aggiunto l’assessore – verificare l’opportunità di prevedere un’ulteriore limitazione alla circolazione dei treni merci in determinati orari, penso alla mattina e alla sera, in concomitanza col transito di treni dei pendolari. Ho intenzione di aprire un tavolo di confronto con Ministero dei Trasporti, Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Ferrovie dello Stato, Trenord e tutti gli enti coinvolti, al fine di mettere a punto una strategia in grado di garantire la massima efficienza del servizio unita alla totale sicurezza per i viaggiatori".
In attesa di capire se e quando il tavolo sarà convocato e a quali esiti potrà approdare, il tema sollevato da Lucente non è nuovo tra gli addetti ai lavori né tantomeno infondato, anzi. Dal punto di vista del traffico ferroviario, il nodo di Milano è congestionato: si fa fatica a farvi correre un treno in più. n particolare sono congestionate le stazioni Centrale e Cadorna e, in misura di poco inferiore, Porta Garibaldi. "RFI ci ha fatto sapere che in Centrale non ci sta più nemmeno uno spillo" ha fatto sapere a più riprese Claudia Terzi, assessore regionale alle Infrastrutture. Il congestionamento è dovuto a tre dati di fatto, semplici ma irrisolti da decenni. Il primo: la modesta percentuale di binari specializzati che fa sì che i treni dell’Alta Velocità, gli Intercity e gli Eurocity delle Ferrovie dello Stato, i treni internazionali, quelli di Trenord e i treni merci debbano condividere tutti gli stessi binari. Al contrario occorrerebbe destinare alcuni binari all’uso esclusivo dei convogli passeggeri o dei convogli merci. Il secondo: le principali stazioni milanesi sono di testa, questo significa che il macchinista è obbligato a fermare il treno e a dover ripartire nella direzione opposta a quella di arrivo. Terzo: l’alta percentuale di tratti di rete a binario unico. Il quarto e ultimo dato di fatto: l’aumento di treni in servizio registratosi dal 2015 in avanti.
Qualche numero, allora. La rete ferroviaria lombarda si estende per 2.071 chilometri ed è così suddivisa: 1.740 chilometri di competenza di RFI e 331 chilometri di competenza di Ferrovienord. Tra le due l’unica ad essere specializzata è quella meno estesa, quella di Ferrovienord. Non bastasse il 51% dell’intera ferrovia lombarda è a binario unico. Quanto al volume di treni, solo in stazione Centrale oggi se ne contano almeno 770 al giorno, dalle 5 del mattino a mezzanotte. Nel 2019, quindi 5 anni fa, se ne contavano 680, mentre nel 2015 la media giornaliera si fermava a 550. In sintesi: 220 treni in più al giorno in 10 anni. Da qui la necessità di decongestionare il nodo di Milano, in generale, e le stazioni Centrale e Cadorna, in particolare. Se ne discute da tempo, ma per ora senza ricadute concrete. Si discute, nello specifico, di due soluzioni: potenziare le stazioni ferroviarie milanesi oggi sottoutilizzate perlopiù perché cadute in disgrazia con la deindustrializzazione e la creazione di un secondo passante ferroviario milanese. Sul primo fronte, si è avanzata l’ipotesi di potenziare proprio la stazione di Greco, mentre si sono già investiti 110 milioni di euro per quella della Bovisa. In questo caso si prevede la posa di 6 nuovi binari, 4 per la circolazione dei treni e due di attestamento. Quanto al nuovo passante, a giugno del 2023, in occasione della presentazione dei nuovi treni acquistati dalla Regione per Trenord, ne ha parlato anche il governatore lombardo Attilio Fontana sottolineando di averne proposto la realizzazione al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Per ora all’orizzonte si intravede una Circle Line, ma dal raggio solo cittadino.