LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Milano: l'università e l'ascensore sociale bloccato, sfide e opportunità

Milano, città universitaria con 200mila studenti, affronta sfide di inclusione e accesso agli studi per giovani stranieri.

Marina Brambilla, 51 anni, ha assunto formalmente il 1°ottobre la carica di rettrice dell’Università Statale di Milano

Marina Brambilla, 51 anni, ha assunto formalmente il 1°ottobre la carica di rettrice dell’Università Statale di Milano

La Milano del boom immobiliare ma anche dell’emergenza casa. Quella degli eventi internazionali e delle periferie ghetto. Del cibo a ogni angolo e delle lunghe, desolanti, code al Pane Quotidiano. Estremi che non si toccano, anzi, si guardano con diffidenza, se non addirittura rabbia. Ma Milano è anche – per certi versi soprattutto – una città universitaria. Su quasi 1,4 milioni di abitanti, gli studenti negli atenei cittadini sono circa 200mila, 70mila dei quali fuori sede e circa 30mila stranieri. Proviamo quindi a dare un’occhiata alla città dal punto di osservazione dell’università. Da uno dei motori cioè di quell’ascensore sociale che, come spiegato dal rettore della Bocconi Francesco Billari sul nostro giornale pochi giorni fa, sembra essersi rotto. Marina Brambilla è rettrice della Statale, l’ateneo milanese con il maggior numero di iscritti, circa 64mila.

È davvero così, l’ascensore sociale è bloccato? "Sì, sono d’accordo con Billari. Abbiamo una comunità di 64mila studenti ai quali si aggiungono circa 4.500 tra docenti e personale, siamo quindi davvero un’istituzione “sentinella“ dei cambiamenti sociali. E questo blocco si avverte".

In particolare, sembra che l’università sia inaccessibile ai giovani stranieri di seconda generazione, come mai? "È vero: siamo molto attrattivi per studenti internazionali, ma pochissimo per i giovani di origine straniera che vivono qui. Credo che sia innanzitutto un problema di orientamento. Spesso si dà per scontato che l’università sia destinata solo a chi ha frequentato il liceo, magari di prestigio, e sia invece preclusa a chi magari ha avuto un percorso scolastico più difficoltoso e magari orientato verso una professione. In questo si può fare tanto. Ricucire questo strappo è possibile. Innanzitutto affrontando il pregiudizio che penalizza chi proviene da realtà più difficili".

Cosa può fare l’università? "Quello che può fare, e che stiamo facendo, è garantire l’equità di accesso agli studi. A iniziare dalle condizioni economiche. Noi per esempio abbiamo ampliato la ‘no tax area’, innalzando il limite a 30mila euro. Questo significa che da noi 27mila studenti non pagano le tasse. Ma non è solo questione di soldi. L’università dev’essere più inclusiva in generale: dai posti letto per i fuori sede alle strutture, che devono essere accoglienti e attrattive, luoghi di socializzazione e scambio".

A proposito di sedi, esiste un “tema geografico“ sull’università? A parte Bicocca, le sedi milanesi sono nel centro cittadino, le periferie restano ancora una volta ai margini. "Se l’università resta arroccata nei suoi palazzi storici del centro perde una parte della sua funzione. Noi, però, da questo punto di vista siamo un modello. Nel 2027 apriremo il polo di Mind, nell’area di Rho, e abbiamo già accordi per esempio con il Comune di Baranzate. Poi stiamo riqualificando Città Studi. Ma abbiamo anche sedi in via Noto, in fondo a via Ripamonti, e a Sesto San Giovanni. Realtà che hanno un impatto positivo sui quartieri, sono vissute dai giovani, circolano idee, diventano vive. Perché l’università può e deve incidere sul territorio".

Che pensiero le suscita vedere Milano raccontata come la città degli estremi che non si toccano, del lusso da una parte e delle periferie “impossibili“ dall’altra? "Sono nata a e cresciuta e Milano e devo dire che si è un po’ perso lo spirito di grande accoglienza che l’ha sempre caratterizzata. La Statale ha festeggiato l’anno scorso cent’anni di vita, condividiamo cioè con la città una parte importante della sua storia. Milano è sempre stata aperta e accogliente, così come il nostro ateneo. È stata la sua forza e credo che possa esserlo ancora. Bisogna recuperare lo spirito inclusivo. La volontà di dare a tutti le stesse opportunità, che ha sempre dato risultati importanti".