SIMONA BALLATORE
Cronaca

Milano, l’emergenza Covid non frena il dottorato

Domande record al Politecnico per 320 posti. Piace la doppia strada: "Ora è un acceleratore di carriere anche nel mondo dell’industria".

di Simona Ballatore

"Non è più “solo” la porta d’ingresso al mondo accademico, il dottorato apre la strada anche alla carriera nell’industria: dati occupazionali e stipendi lo dimostrano". Paolo Biscari, direttore della Scuola di dottorato del Politecnico di Milano, analizza il cambio di marcia. "Più della metà dei dottori di ricerca sceglie la carriera industriale - spiega - e non solo trova lavoro ma lo stipendio di ingresso è più alto del 35% rispetto a quello di un laureato. Questo significa che l’azienda ha capito il valore del dottorato, riconosce la formazione e decide di investire sulle persone".

È successo a Patrick Scilabra, classe 1991, una laurea in Chimica biomolecolare a Parma alle spalle. "Durante la tesi magistrale il mondo della ricerca mi ha appassionato - racconta - stavo guardando per lo più all’estero ma ho trovato un progetto del Politecnico di Milano sui materiali innovativi che mi ha convinto". Nel mese di aprile si è dottorato in Ingegneria Chimica e Chimica Industriale, ma nel frattempo aveva già virato verso il mondo delle industria: da dicembre - prima ancora di discutere la tesi - lavora come Innovation Consultant in Ayming srl. "Per questa posizione il dottorato dava punteggi in più - sottolinea - in più al Politecnico ho partecipato a diversi programmi per sviluppare anche soft skill, il lato più imprenditoriale e la leadership. Rifarei questa scelta". Il doppio sbocco - accademia e industria - ha permesso all’ateneo di offrire più posti a bando rispetto a cinque anni fa, dando nuova linfa anche alla ricerca: l’80% delle pubblicazioni ha un giovane dottorato come coautore. Spiragli che rischiano di essere travolti dall’emergenza Covid? "I primi segnali ci dicono di no, anzi - sottolinea il direttore della Scuola di dottorato -. La raccolta fondi per attivare nuovi dottorati di ricerca è andata bene, nonostante sia capitata proprio fra febbraio e marzo: siamo riusciti a mettere a bando un numero maggiore di borse rispetto al ciclo precedente. Se di norma sono 200 all’anno, ora sono oltre 300. Le imprese hanno il coraggio di investire". Secondo riscontro: la risposta degli aspiranti dottori, a maggio. "Temevamo che la situazione frenasse gli studenti stranieri - ammette Biscari - e invece abbiamo ricevuto un numero di domande record: duemila per 320 posti". Unico elemento ancora critico è il gender gap, anche se ci sono segnali di miglioramento: "Il lavoro lo trovano tutti - premette il professore - ma c’è ancora una differenza salariale: due anni fa era del 20%, il divario è sceso al 14%, ma c’è tanto da fare, anche perché - se analizziamo i risultati della formazione - uomini e donne non sono solo a pari merito, ma le ricercatrici ottengono spesso risultati migliori".

Fra i talenti c’è Lucia Rubino, classe ’88, dottoranda in Chimica industriale e Ingegneria chimica. La sua ricerca ha uno sguardo “green”. È stata anche premiata a luglio durante il Milan Polymer Days. "Mi sono laureata in Chimica e Tecnologia farmaceutiche a Catania nel 2017, dopo l’abilitazione alla professione di farmacista mi sono guardata intorno - spiega -. Non mi interessava la carriera accademica per diventare professore, ma quando ho saputo dei dottorati svolti in collaborazione con le aziende mi sono buttata. È una bellissima esperienza, il mio gruppo di ricerca è molto attivo. Stiamo lavorando parallelamente a tanti progetti, quello che più mi sta a cuore è la ricerca di materiali innovativi e sostenibili. Anche nell’anno del Covid, tramite workshop, siamo riusciti a farci conoscere dalle aziende uscendo dall’ambito accademico. Sono fiduciosa per il futuro".