Milano, bancarotta Biancamano. Il trucco dei soci per spolpare la società

Grossa operazione di dirottamento di liquidi avvenuta con fittizie operazioni di vendita e acquisto di case

Distrazioni milionarie emerse dalle indagini della Guardia di finanza

Distrazioni milionarie emerse dalle indagini della Guardia di finanza

Una sorta di burattinaio, guidato da "una irrefrenabile avidità e abile nell’usare marionette, per poter accumulare profitti illeciti in tutte le forme possibili". Il quadro della personalità di Giovanni Battista Pizzimbone, imprenditore, 56 anni, emerge dalle carte che ne dispongono l’arresto a firma del giudice per le indagini preliminari, Raffaella Mascarino. I pm Roberto Fontana e Luigi Luzi che hanno coordinato le indagini dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf contestano al manager il crack della società attiva nel settore della gestione e della raccolta dei rifiuti "Biancamano" quotata in Borsa, ora in amministrazione straordinaria. La modalità di distrazione di fondi si legge nelle carte che descrivono bene la situazione finanziaria: "Dalle società del gruppo Biancamano gia ampiamente decotte e ammesse al concordato preventivo prima, e all’amministrazione straordinaria poi, sono uscite consistenti risorse economiche a favore del beneficiario economico finale e dominus di tutto il gruppo, Giovanni Battista Pizzimbone e in misura minore di Massimo Delbecchi, con la compiacenza di altri indagati". Gli uomini della Guardia di finanza hanno notificato gli arresti domiciliari anche per l’ex amministratore delegato della società di Massimo Delbecchi e per l’ex ad di due controllate, Energeticambiente e Aimeri Ambiente, Alessandra De Andreis. Notificate dalle Fiamme gialle anche due misure interdittive: il divieto di un anno di esercizio di impresa e di incarichi direttivi riguarda i due ex amministratori di società collegate.

Tra le accuse a vario titolo, oltre a bancarotta e insider trading (market abuse) è stato contestato anche l’autoriciclaggio. Le indagini dei pm milanesi sono andate anche oltre confine fino in Svizzera e attraverso una rogatoria sono stati sequestrati per ora, oltre 4 milioni di euro. Gli accertamenti affidati dalla procura ai militari della gdf hanno portato a considerare gli indagati "consapevoli dello stato di forte tensione finanziaria e di conclamato dissesto economico in cui versavano tutte le società del gruppo, che presentava nel 2021 un indebitamento complessivo pari ad oltre 400 milioni di euro, di cui circa 200 nei confronti dell’Erario". La seconda operazione di "drenaggio", oltre quella diretta sui conti del manager sarebbe avvenuta con una cessione di un immobile che sorge in viale Ortles, periferia sud di Milano, da parte di una società ligure, riconducibile sempre all’imprenditore, la cui caparra versata era pari, secondo i riscontri, alla quasi totalità del prezzo di vendita. Inoltre non sarebbe mai stato stipulato il contratto definitivo. Una cessione, secondo investigatoti e pm, quindi interamente "simulata". L’immobile finito sotto la lente è un attico, che stando a due indagati intercettati, sarebbe passato di mano più volte: "Se lo sono ceduti tra di loro 4 volte no?".

L’ultimo trasferimento di denaro finito sul conto dell’imprenditore, stando agli accertamenti, è avvenuto il 7 settembre 2021, quando lo stato di crisi era secondo il gip "conclamato". Nelle 70 pagine dell’ordinanza il giudice sottolinea che "i trasferimenti di denaro a favore di Pizzimbone sono proseguiti anche nel periodo successivo al momento in cui la Procura milanese aveva già inoltrato la dichiarazione di fallimento delle società del gruppo, che ha portato le tre società in amministrazione straordinaria.

 

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