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Milano, l’assessore Granelli a processo per omicidio colposo per la morte della ciclista Cristina Scozia chiede il rito abbreviato

L’esponente della Giunta Sala rinviato a giudizio con la stessa accusa anche per l’investimento mortale di Veronica Francesca D’Incà. In entrambi i casi i pm contestano progetto e autorizzazioni per le piste ciclabili in cui si sono verificati gli incidenti

La vittima Cristina Scozia, il punto dell'incidente e l'assessore Marco Granelli

La vittima Cristina Scozia, il punto dell'incidente e l'assessore Marco Granelli

Milano, 14 giugno 2025 – Chiederà di essere processato con rito abbreviato Marco Granelli, l'ex assessore alla Mobilità e ora assessore alla Cura del territorio del Comune di Milano, imputato per omicidio colposo per la morte, il 20 aprile 2023, di Cristina Scozia, la signora di 39 anni che si trovava in bici su una ciclabile tra via Sforza e corso di Porta Vittoria e venne travolta da una betoniera. Da quanto si è saputo la richiesta di rito alternativo verrà formalizzata il prossimo 17 giugno quando davanti al giudice per le udienze preliminari Alberto Carboni si aprirà l'udienza preliminare a carico anche dell'autotrasportatore e di due dirigenti comunali.  

L'investimento costato la vita a Cristina Scozia è avvenuto a un incrocio pericoloso e trafficato, quello fra via Sforza e corso di Porta Vittoria
L'investimento costato la vita a Cristina Scozia è avvenuto a un incrocio pericoloso e trafficato, quello fra via Sforza e corso di Porta Vittoria

Le accuse dei pm 

Questi ultimi, assieme a Granelli, rispondono per le presunta irregolarità nella realizzazione della pista ciclabile. Sul tavolo del giudice Carboni è arrivata anche una seconda richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell'assessore e di un manager di Palazzo Marino per motivi analoghi: la vicenda riguarda un incidente del febbraio 2023 in viale Brianza angolo piazzale Loreto in cui ha perso la vita Veronica D'Incà, 38 anni, e pure lei in bicicletta. Per questa indagine va ancora fissata l'udienza preliminare. Non si esclude che Granelli, tramite il suo difensore, chieda anche qui l'abbreviato e che i due procedimenti vengano riuniti.   

Alcune delle persone morte sulle strade di Milano negli ultimi anni, investite da camion o auto. In senso orario a partire dal centro, Francesca Quaglia, Federico Cafarella, Juan Carlos Quinga Guevara, Alfina D'Amato, Cristina Scozia e Veronica D'Incà
Alcune delle persone morte sulle strade di Milano negli ultimi anni, investite da camion o auto. In senso orario a partire dal centro, Francesca Quaglia, Federico Cafarella, Juan Carlos Quinga Guevara, Alfina D'Amato, Cristina Scozia e Veronica D'Incà

L’investimento di Francesca D’Incà  

La notifica d’essere stato iscritto nel registro degli indagati per la morte di Cristina Scozia è stata comunicata a Granelli a metà ottobre dell’anno scorso. Tre mesi dopo, a gennaio di quest’anno, l’esponente della Giunta Sala si è visto recapitare un altro provvedimento del tutto analogo, sempre per un altro investimento mortale: quello della manager trentottenne Veronica Francesca D’Incà, investita senza scampo alle 15 del primo febbraio 2023 da un camion all’incrocio tra piazzale Loreto e viale Brianza, lungo l’ultimo tratto di pista ciclabile che copre quasi interamente viale Monza.  

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Chi sono gli altri indagati 

L’accusa ipotizzata dalla pm Barbara Benzi è sempre la stessa in entrambi i casi: concorso in omicidio colposo stradale con il conducente del mezzo pesante e con il tecnico (ormai ex) co-firmatario con Granelli dell’ordinanza che ha istituto quel percorso per bici, autorizzato in via sperimentale come quello di via Sforza (e molti altri in giro per la città) per un anno dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in piena pandemia.   

Fiori sul palo vicino al punto di piazzale Loreto dove ha perso la vita la 38enne Veronica D'Incà
Fiori sul palo vicino al punto di piazzale Loreto dove ha perso la vita la 38enne Veronica D'Incà

Ciclabili sotto accusa 

I due incidenti mortali hanno fatto accendere i riflettori su delle piste ciclabili che, per i magistrati milanesi, sarebbero state progettate male (senza cordoli protettivi come quelli installati successivamente in corso Buenos Aires) e dotate di una segnaletica (in particolare nel punto in cui avvenne l’impatto) non conforme al Codice della strada e “contraddittoria” da generare confusione in ciclisti, motociclisti e automobilisti.  

Il commento di Sala   

Tutti elementi che, secondo i magistrati, avrebbero avuto la conseguenza di “incrementare il pericolo”, concretizzatosi nell’incidente costato la vita alla trentanovenne. A seguito della notizia dell’avviso di chiusura indagini di ottobre, il sindaco Giuseppe Sala aveva commentato: “Se dovesse passare l’idea che le piste ciclabili possono essere fatte solo se protette da cordoli, abbiamo finito di fare piste ciclabili a Milano”.