Guerra su San Siro, il Milan disdice il contratto con la società di gestione dello stadio

I rossoneri hanno comunicato la scelta all’Inter già prima di Natale

Lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro

Lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro

Milano, 11 gennaio 2018 - A Palazzo Marino la strategia è quella di non aggiungere tensione alla tensione. Anche perché l’amministrazione comunale è convinta di aver sempre parlato chiaro. Ma sullo stadio di San Siro ieri si è aperto un piccolo giallo.

Un nuovo scossone dopo il botta e risposta di martedì tra il sindaco Giuseppe Sala e il Milan: come anticipato da “Milano Finanza”, i rossoneri hanno infatti disdetto il contratto con M-I Stadio, la società partecipata in percentuale paritaria con l’Inter (50%) che gestisce lo storico stadio milanese e ne fornisce i servizi. Una rescissione comunicata attraverso una lettera datata metà dicembre e indirizzata proprio all’Inter, presa in contropiede da questa iniziativa. Nessuna missiva inviata da via Aldo Rossi ha mai raggiunto il Comune. L’Inter, in conseguenza alla decisione del Milan, e sentiti i propri legali, ha dovuto a sua volta prendere atto della formale decadenza del consorzio, una volta venuto meno l’unico altro socio, e avrebbe a sua volta proceduto ad una disdetta del contratto già alla fine di dicembre. È stato il club nerazzurro a informare Palazzo Marino della precedente missiva del Milan e a chiedere quindi un «incontro chiarificatore» tanto ai cugini rossoneri tanto al Comune, proprietario di San Siro.

Il motivo della disdetta da parte del Milan? Gli elementi sarebbero due. Innanzitutto la lentezza decisionale di una società nella quale rossoneri e nerazzurri contano e pesano allo stesso modo: servono le firme di ambo gli amministratori delegati anche per provvedere alle necessità più banali. Dall'altro sembra esserci un tema di costi. I rossoneri, a quanto pare, cullano la volontà di rivedere le condizioni pattuite al tempo dell’istituzione del consorzio per cercare di ottenerne di migliori. Il Milan sembra non essere soddisfatto non solo dell’ammontare delle spese da onorare ma anche di alcuni ritardi di natura burocratica su lavori ritenuti minimi. Da qui la decisione di interrompere un accordo che sarebbe scaduto a giugno 2018 ma che, altrimenti, si sarebbe rinnovato automaticamente per la prossima stagione. Una puntualizzazione è d’obbligo, a questo punto, per comprendere meglio la situazione: nessuno dei due club ha intenzione di lasciare San Siro nell’immediato futuro, sia perché non ci sono soluzioni alternative, sia perché il blasone dell’impianto non permette di prendere un’altra direzione a cuor leggero. Al Milan - che non disdegna affatto l’ipotesi di un impianto di proprietà - è stata recentemente offerta, e proprio dal Comune, un’area a Porto di Mare ma la zona non convince fino in fondo per costruire un nuovo stadio. L’Inter invece pare orientata a voler restare a tutti i costi a San Siro e ha pronto «da 18 mesi» un piano per la ristrutturazione: un piano che il Milan non ha ancora potuto conoscere ma che comprenderebbe la trasformazione del terzo anello in uno spazio commerciale. Interventi sui quali Sala ha fatto sapere di poter concordare. Morale: a quanto pare c’è della tattica dietro a questa disdetta. La situazione pare grave ma non seria.

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