ANDREA SPINELLI
Cronaca

Milano, Mike Shinoda in concerto al Fabrique con il 'Post Traumatic' tour

Un giro di concerti per far quadrato attorno a ciò che è stato prima di decidere cosa sarà

Mike Shinoda

Milano, 10 marzo 2019 - Quando, un anno e mezzo fa, Chester Bennington ha scelto di mettere fine all’epopea dei Linkin Park nel modo più tragico, tutti gli sguardi si sono appuntati su Mike Shinoda. Il futuro della band, congelata dopo il concertone dell’ottobre 2017 all’Hollywood Bowl di Los Angeles in memoria del compagno scomparso, è infatti nelle sue mani; ma per il momento, il cantante-chitarrista di origini nippo-russe ha deciso di non decidere, lasciando aperta ogni opzione. Meglio, per ora, dedicarsi al tour solista che, dopo la puntata a Milano Rocks dello scorso settembre, vede Shinoda protagonista venerdì prossimo al Fabrique. Un giro di concerti per far quadrato attorno a ciò che è stato prima di decidere cosa sarà.

L’album «Post traumatic», titolo eloquente davanti allo smarrimento per il suicidio di Bennington, lascia nella scaletta dello show sette-otto brani, affiancati a cavalli di battaglia dei Linkin come «In the end» o «A place for my head» e a frammenti del progetto hip-hop Fort Minor messo in strada da Mike a fine 2004 come progetto parallelo a quello della band principale. «Davanti al successo incassato dai primi album dei Linkin Park e dall’ep inciso con Jay-Z (‘Collision course’ - ndr) sentii il bisogno di capitalizzare quanto imparato fino a quel momento tra i solchi di un lavoro tutto mio» spiega Michael Kenji Shinoda, classe 1977.

«Così detti vita ai Fort Minor, caricandomi sulle spalle tutte le responsabilità che nei Linkin dividevo con Chester e gli altri. Le fondamenta di «Post traumatic», mio primo album solista, stanno proprio lì, per questo ho trovato giusto mantenerne traccia pure in questo nuovo spettacolo. Lavorando a «Post traumatic», la mia prima urgenza è stata quella di catturare ogni istante, ogni idea, nel momento esatto in cui mi passava per la testa; se gli album dei Linkin nascevano, infatti, abbozzo dopo abbozzo, lasciando passare giorni o addirittura settimane tra una rifinitura e l’altra, stavolta ho cercato l’urgenza che ha un pittore impressionista davanti alla tela». Anche in chiave solista Shinoda è stato accolto molto bene dai fans, grazie a singoli acclamati come «Crossing a line» o «Nothing makes sense anymore» e al bisogno generalizzato di riconoscersi in determinati testi. «Le reazioni a «Post traumatic» mi hanno dato la sensazione che quel disco e le sue canzoni abbiano aiutato diverse persone, a pezzi per la perdita di Chester, ad elaborare il lutto del suo addio», conclude. «La cosa, ovviamente, rappresenta per me un grande incentivo ad andare avanti e a comporre nuova musica».