
di Marianna Vazzana
"Torno a Milano dopo 46 anni. È come aver fatto pace con questa città, in cui sono nata. Dopo il dolore, oggi è un giorno di gioia". Cinzia Mascione si commuove nel giardinetto di via Forze Armate 279, zona Baggio, che da ieri porta il nome di Luisa Fantasia, sua madre. Assassinata il 14 giugno del 1975, a 32 anni, in quanto moglie di Antonio Mascione, carabiniere del Nucleo investigativo trasferitosi a Milano da San Severo, in provincia di Foggia. Lei, originaria della stessa zona, lo aveva seguito. "Siamo amici di tuo marito", si sentì rispondere da chi quel giorno bussò alla sua porta, in una palazzina in via Nikolajevka. Solo che non erano amici di suo marito. Erano malavitosi.
La violentarono e la accoltellarono, uccidendola davanti alla sua bambina, Cinzia, di 18 mesi. In quel periodo Antonio stava seguendo sotto copertura un carico di eroina da 600 chili in arrivo dalla Calabria, ma la copertura saltò e due giovani esponenti legati a una ‘ndrina, Abramo Leone, di 17 anni, e Biagio Jaquinta, di 22, andarono a casa sua convinti di trovare una valigetta con dentro 60 milioni. Entrambi furono catturati e condannati all’ergastolo. "Io non ricordo nulla di quel giorno", racconta Cinzia, che oggi è mamma di Antonio, di 17 anni, e di Mattia, di 14, ed è insegnante in una scuola primaria di Foggia. "Sono cresciuta, però, sapendo che mia madre era stata uccisa. Non ho mai osato chiedere nulla. Neppure ne parlavo con mio fratello Pietro Paolo: ognuno aveva il suo dolore". Pietro Paolo, che oggi è agente di polizia e che ha voluto lavorare a Scampia "perché sentivo di avere un conto aperto con la droga", è nato nel 1980 da mamma Maria, che ha sposato Antonio rimasto vedovo. "Solo tre anni fa ho trovato il coraggio di aprire un vecchio baule di mio padre, trovando giornali ingialliti in cui si raccontava dell’omicidio. Cinzia mi chiese di parlare di Luisa, perché non voleva che sua madre morisse una seconda volta. Senza la sua morte, io non sarei mai venuto al mondo. Un’omega che genera un’alfa. L’8 dicembre del 2019 ricevetti una telefonata da Tiziana Vecchio e Walter Moccia (consiglieri del Municipio 7, ieri al taglio del nastro, ndr) che mi parlarono del loro progetto: dedicare un giardino vicino al luogo in cui Luisa viveva. Attraverso il loro impegno, a me e a mia sorella è stata data la possibilità di rinascere. In questa Milano così capace d’affetto, di far sentire finalmente anche noi un po’ a casa".
Ora, da Foggia, Pietro Paolo continua ad aiutare don Aniello Manganiello, che a Scampia lavora per i giovani con l’associazione Ultimi per la legalità. Ieri era presente anche lui. "Arriviamo tardi a questo giorno, perché i fatti sono di molti anni fa - ha dichiarato il sindaco Sala -, ma siamo qui perché Milano non dimentica. La battaglia contro le varie forme di mafia non è mai finita". Davanti alla nuova targa anche il sindaco di San Severo Francesco Miglio, il comandante della Legione Lombardia, generale di Brigata Andrea Taurelli Salimbeni, il questore Giuseppe Petronzi, il vicepresidente del Municipio 7 Antonio Salinari e i bimbi della scuola primaria Ercole Ferrario. Sullo spiazzo, decine di cittadini tra cui Stefania Porta: "Ho vissuto nella casa che fu di Antonio e Luisa, ora di proprietà della mia famiglia. Un’emozione grande".