NICOLA PALMA
Cronaca

"Mi serve un mezzo, sei al ponte?". La mappa dello spaccio in via Gola

Operazione della Squadra mobile: in manette i pusher delle case occupate. Cessioni di droga 24 ore su 24

di NicolaPalma

Il messaggio al pusher di turno arrivava a qualsiasi ora: alle 8 del mattino o alle 3 di notte. E la macchina sputapalline di via Gola si metteva subito in moto per soddisfare le richieste della clientela, che usava un linguaggio codificato per comunicare via sms con i venditori di "bianca": "Mi serve un mezzo per me". "Fai uno". "Fai un 30". Anche la geografia dello smercio a cielo aperto era cosa nota a chi passava sui Navigli per acquistare la dose di giornata: "Ci vediamo al ponte?". "Sono al tabaccaio". "Sono arrivata davanti al portone". All’alba di ieri, gli specialisti dell’Antidroga della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Massimiliano Mazzali, hanno chiuso un’operazione che ha portato in cella cinque persone (alcune di queste erano già dietro le sbarre) e ha imposto il divieto di dimora a Milano o in Lombardia ad altre otto; l’ordinanza cautelare emessa dal gip Alberto Carboni, che ha accolto quasi in toto le richieste del pm Leonardo Lesti, ha colpito dodici cittadini marocchini (tra cui la trentunenne Meryem Bachiri) e un egiziano.

L’indagine degli investigatori di via Fatebenefratelli inizia la sera del 28 gennaio 2023, quando un giovane nordafricano viene accerchiato sulle strisce pedonali di via Barrili angolo Agilulfo e massacrato con calci, pugni e bastonate da un gruppo di almeno otto persone. Le immagini registrate dalle telecamere e il video girato da una passante col suo smartphone aiutano i segugi dell’Antidroga a rintracciare alcuni membri del "branco". La prima sagoma a cui viene data un’identità è quella del ventisettenne marocchino Outmane Raji, fotosegnalato una settimana prima con gli stessi abiti indossati la sera del raid. Via via, con lo stesso sistema, i poliziotti arrivano ad altri tre suoi connazionali, collocati sulla scena del blitz di Chiesa Rossa: il trentatreenne Hicham Ryah, il ventunenne Anass Ryah e il ventottenne Amine El Gattaoui.

Dagli atti emerge l’importanza del lavoro quotidiano dei commissariati che monitorano quotidianamente quel complicato quadrante di territorio (da Ticinese a Porta Genova, fino a Scalo Romana), così capillare da restituire una mappa aggiornatissima di presenze, dinamiche e collegamenti. Da via Barrili, il focus dell’inchiesta si sposta nel quadrilatero di strade che ruota attorno a via Gola. Un mese e mezzo dopo, le intercettazioni captano un dialogo allarmante: El Gattaoui dice di avere a disposizione una pistola, nascosta in un sottotetto di uno degli stabili popolari ad altissimo tasso di occupazioni abusive, e si muove per venderla. "Io ho un giocattolo disponibile, se qualcuno la vuole prendere...", dice il 14 marzo al telefono. "Ragazzi, chi desidera una pistola? C’è...", replica l’interlocutore, parlando a chi gli sta accanto.

Quando i poliziotti capiscono che il marocchino ha trovato un acquirente, scatta il controllo, alle 22 del 15 marzo: El Gattaoui, al volante di un’Audi A3 che risulta affittata al titolare di un bar in zona movida, finge di fermarsi, ma poi sperona le auto che lo chiudono davanti e dietro e riparte a tutta velocità; neppure i due colpi sparati alle gomme ne fermano la fuga. La macchina verrà ritrovata pochi minuti dopo in via Borsi, mentre il marocchino verrà rintracciato alle 3 in via Pichi e accompagnato prima in Questura e poi al Cpr di via Corelli. L’indagine va avanti, ricostruendo decine e decine di cessioni di piccoli quantitativi di sostanza stupefacente, in particolare cocaina. "Gran parte delle telefonate – annota il giudice nel provvedimento – sono estremamente sintetiche, in quanto gli interlocutori già si conoscevano ed entrambi avevano chiarissimo il motivo della chiamata". E ancora: "I dialoghi presentano schemi ripetitivi: l’indagato chiede al soggetto cosa gli serva e lui risponde indicando una cifra (30, 40, 50); in alcune conversazioni, ricorrono poi espressioni come “mezza”, “una intera”, “trattami bene”".

Gli approfondimenti della Mobile fotografano in maniera dettagliata il modus operandi dei pusher, attentissimi a non avere addosso né droga né soldi: le palline sono nelle fioriere o sotto le cler dei negozi e vengono prelevate solo all’occorrenza; il denaro è custodito dai titolari compiacenti di negozi etnici, che possono giustificarne il possesso in caso di blitz delle forze dell’ordine. Senza dimenticare i consumatori, che pagano in contanti o addirittura dando in pegno le cuffiette Bluetooth o un cellulare appena rubato.