REDAZIONE MILANO

Meyer punta al bis: "Fatto un buon lavoro. Amo questo teatro"

L’endorsement di Allianz: fondamentale sostenerlo

Meyer punta al bis: "Fatto un buon lavoro. Amo questo teatro"

"Ho fatto un buon lavoro, speriamo bene". Non è un mistero: Dominique Meyer punta deciso al mandato bis in via Filodrammatici. "Sono a disposizione – ha ribadito ieri –. Conosco la Scala dal 1980, la amo, ci lavoro 80 ore a settimana". E ancora: "Lavoriamo in un’atmosfera bella e serena, abbiamo firmato il contratto con i sindacati a giugno ed è molto importante: volevamo acquistare questa serenità prima della Prima e non discuterne all’ultimo momento". Tradotto: il manager alsaziano pensa di aver fatto tutto il possibile per meritarsi un secondo quinquennio al Piermarini. Del resto, il primo l’ha vissuto soltanto a metà: l’atto iniziale da numero uno della Scala è stato suo malgrado quello di chiudere il teatro causa pandemia. Sono seguiti mesi complicatissimi, tra l’esigenza di far quadrare i conti a sipario abbassato e la necessità di stilare rigidi protocolli di sicurezza per limitare al minimo gli effetti del Covid (che in teatro ha colpito duro e a più riprese). Nonostante gli effetti nefasti del coronavirus, Meyer è comunque riuscito a tenere il bilancio in pareggio e nel frattempo a gettare le basi per i grandi cambiamenti che ne segneranno l’esperienza milanese e che sono destinati a lasciare un’eredità importante alla Scala del futuro: dal risparmio energetico al lancio della piattaforma tv, dal completamento dei lavori della palazzina di via Verdi al varo dei cantieri per la Magnifica Fabbrica di Rubattino che ospiterà laboratori e depositi oggi sparpagliati tra Milano e hinterland. Senza dimenticare l’attenzione al pubblico più giovane, l’apertura alla città e i numeri record al botteghino, con statistiche che sono lì a dimostrare che il Piermarini trae gran parte delle sue risorse da fonti interne (il resto lo mettono lo Stato e gli enti locali con stanziamenti sempre più ballerini).

"Ho rimesso a posto la Ferrari e vorrei guidarla un po’", ha sintetizzato lui a marzo. Detto altrimenti: fatemi restare altri cinque anni per raccogliere i frutti di quanto ho seminato. In realtà, in condizioni normali e visti i risultati, la riconferma dovrebbe essere una formalità. Nella pratica, però, c’è una norma che la mette a rischio: quella che il Governo ha varato a maggio per mandare forzatamente in pensione il sovrintendente del San Carlo di Napoli Stéphane Lissner e far posto a Carlo Fuortes, in uscita dalla Rai. Per farlo, il decreto ha introdotto il limite dei 70 anni per chi guida le fondazioni lirico-sinfoniche. Un limite che rischia di impattare pure sulla Scala, tenuto conto che Meyer compirà 70 anni nell’agosto del 2025. Considerato che il mandato scade nel marzo 2025, alle condizioni date non avrebbe senso nominarlo per un altro quinquennio. Tuttavia, ci sono almeno due fattori da tenere in considerazione, entrambi a favore dell’alsaziano. Il primo: non è detto che quella legge si applichi alla Scala, repubblica autonoma nel panorama italiano. Il secondo: Lissner ha vinto entrambi i round al Tribunale del Lavoro, che poi ha passato la palla alla Corte Costituzionale per stabilire se il decreto in questione risponda ai "canoni di ragionevolezza e di coerenza" e se sia o meno funzionale "a obiettivi di interesse pubblico generale". In ogni caso, il sindaco Giuseppe Sala, in qualità di presidente della Fondazione, ha già posto la questione al Ministero della Cultura, auspicando che una decisione arrivi subito dopo la Prima, e comunque non oltre l’inizio del 2024.

Intanto, Meyer ha incassato il sostegno di Giacomo Campora, ad di Allianz e membro del Cda di via Filodrammatici: "È fondamentale che questo sovrintendente venga sostenuto, per permettere al teatro e a Milano di brillare e programmare con gli anticipi necessari".

Nicola Palma